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Le 7 parole di felicità di Simone Cristicchi in Progetto Happiness

happy next, libro Simone Cristicchi

Forse non ci crederai ma Progetto Happiness è iniziato in una biblioteca e precisamente nella Biblioteca di Gracia a Barcellona.

Prima di progettare il viaggio ho trascorso qui tanti pomeriggi a cercare informazioni sulla felicità.

Sembra passato un secolo ma sono solo due anni, eppure a quel tempo online non riuscivo a trovare tutte le informazioni di cui avevo bisogno.

Oggi la situazione è cambiata: la felicità sembra essere finalmente diventata un tema centrale in diversi ambiti.

Nuovi studi, nuovi ricerche, nuovi articoli: ho un bel da fare per restare informato 😉

Però, dal mio mese di Digital Detox e per non deludere lo Zio Monty con i suoi consigli sull’importanza della lettura, mi sono promesso di leggere almeno un libro al mese (facciamo ogni due ma a lui non dirlo, ti prego) per restare sempre aggiornato.

Il mio viaggio di lettura è ripartito da Happy Next. Alla ricerca della felicità, di Simone Cristicchi.

Happy Next: sette parole per la felicità

Quando mi è stato segnalato questo libro, che comprende anche uno spettacolo teatrale dal titolo omonimo e un film documentario, mi sono subito incuriosito.

Forse te lo ricordi come vincitore di un Festival di Sanremo, Simone Cristicchi è un cantante, scrittore, attore di teatro… il suo mondo forse è tra i più lontani dal mio e anche per questo, appena ho sentito la notizia sono corso a metterlo nel mio carrello Amazon.

Il percorso dell’autore alla scoperta della felicità passa attraverso 7 parole chiave su cui tutti siamo invitati a riflettere.

Appena ho finito di leggerlo ho provato ad associarle una per una agli episodi del di questo mio incredibile viaggio.

Eccoti le mie riflessioni.

01. Attenzione

La prima delle sette parole è “attenzione”, intesa come “il primo passo per essere vivi. Se non entriamo in uno stato vigile, nessun cambiamento, nemmeno minimo è possibile”.

L’attenzione intesa quindi come “presenza di noi stessi in ogni momento” che si accompagna a “due soci imprescindibili: ascolto e curiosità”.

Due parole queste che mi sono molto care.

Ascoltare… ho scoperto il significato più vero e profondo di questo verbo intervista dopo intervista. Più parlavo con personaggi straordinari più mi accorgevo di quanto fosse fondamentale cogliere ogni loro parola, ogni sfumatura di significato.

Spesso parliamo con qualcuno facendo altre 10 cose contemporaneamente e questo significa che non stiamo dando la giusta attenzione. L’attenzione è qualcosa di limitato e quindi dobbiamo imparare a gestirla al meglio.

La curiosità, invece, è il motore di Progetto Happiness, ma anche di tutte le mie avventure. Mi piace spesso definirmi un curioso cronico e il mio desiderio è quello di non perdere mai questo tratto.

Essere curioso è ciò che mi permette di scoprire nuove storie da raccontare, di indagare e investigare ambiti che non conosco, di allargare la mia comfort zone.

Questo mi ha sempre portato a vivere nuovi attimi di felicità ma per poterlo comprendere davvero ho dovuto fermarmi e dare la giusta attenzione a tutto quello che ho vissuto!


02. Lentezza

La seconda parola è lentezza che “non vuol dire fare meno cose ma farne una alla volta. Un modo di piegare il tempo e volgerlo a proprio favore”.

Ecco che in questo senso, questa parola mi riporta sicuramente in Cina, sulle cime dei monti del Wudang, al maestro Shifu Yuan Xiu Gang e all’incredibile storia di Jake Pinnick.

Ripensando ai due giorni trascorsi insieme, mentre mi presentava i ragazzi della scuola di Kung Fu e mi raccontava il suo percorso per diventare il primo maestro non cinese della disciplina, devo riconoscere che la ritualità e la lentezza avevano un ruolo centrale nella quotidianità, nei movimenti, negli esercizi di tutti.

La lentezza è anche come nutrimento dell’animo, un aspetto importante anche a livello mentale e spirituale.

Ma la lentezza si lega al concetto di qualità, al processo di creazione: “non è possibile realizzare un capolavoro senza pazienza e rigore, precisione e lentezza”.

Qui non posso non ricordare la mattinata trascorsa con Yago: un artista, un genio, ma anche una persona con una dedizione assoluta al suo lavoro e alle sue opere. 

Yago scolpisce minuziosamente ogni punto della roccia, lo studia, lo analizza approfonditamente: è anche da questo concetto di lentezza che nascono i suoi capolavori.

Sono d’accordo con Cristicchi quando scrive che “la lentezza può essere contagiosa: passate del tempo con una persona lenta e riuscirà a farmi leggere l’orologio in un altro modo.”

A distanza di mesi, questa frase mi ha fatto rivivere l’incontro con l’uomo più anziano della valle dell’Hunza, in Pakistan.

I suoi modi lenti e pacati, i suoi tempi: forse che anche questo fosse un ingrediente in grado di rendere questa popolazione così longeva?


03. Umiltà

La terza parola è umiltà.

Del suo legame con la felicità potrei parlarti per ore!

Potrei citarti molti dei personaggi che ho intervistato così come snocciolare i nomi di tanti protagonisti silenziosi che hanno avuto una parte importante nel mio viaggio.

Ragazzi che mi hanno aperto le porte delle loro case, che mi hanno offerto un passaggio quando mi serviva, oppure che semplicemente si sono messi a disposizione per raccontarmi la loro storia o aiutarmi a conoscere meglio quelle degli altri. Sempre senza chiedere nulla in cambio, con una umiltà pazzesca (se vuoi approfondire, in questo articolo ho raccontato tre esempi di gratitudine).

Tuttavia, nel suo libro Simone spiega un’altra sfumatura di questa parola: “essere umili vuol dire presentarci come un campo arato, pronti ad accogliere i semi di bellezza e conoscenza che chiunque può spargere”.

Qui non posso non pensare ai ragazzi del campo scuola della Beka Valley, ai piedi della Siria. Bambini che hanno vissuto atrocità incredibili ma che guardano speranzosi al loro futuro.

Nonostante tutto quello che hanno visto alla loro tenera età si siedono ogni giorno sui banchi di scuola pronti a recepire ogni informazione e le loro risposte al questionario della felicità ne sono un esempio.

Possiamo sempre essere pronti a ricevere qualcosa dagli altri, ma è necessario che il nostro cuore sia umile e predisposto a questa condivisione!


04. Dolore

La quarta parola è dolore, un termine che sicuramente non porta con sé accezioni positive ma la felicità passa anche da qui.

“Siamo allievi del dolore”, scrive Simone, e credo non abbia torto quando dice che non dobbiamo evitarlo ma imparare a conoscerlo, affrontarlo e trasformarlo in qualcosa di positivo. “Il dolore non scompare ma si può incanalare […],  è un circolo virtuoso, e, mi verrebbe da dire eco-sostenibile: ti lasci macerare, prendi scorie le processi, le rigeneri, le fai diventare energia vitale”.

Credo che queste tre righe incarnino al massimo l’esperienza e i giorni vissuti con Zion Clark: nato senza gambe ma cresciuto senza scuse.

Zion non ha mai negato e fatto mistero delle difficoltà della sua infanzia e adolescenza.

Un dolore fisico a cui si aggiunge l’abbandono da parte della famiglia, il bullismo, la vita in quartieri degradati.

Ma anche un dolore più intimo, mentale, spirituale, che Zion ha saputo trasformare in energia con lo sport, con il wrestling.

Oggi Zion è circondato da un team di ragazzi straordinari che lo supportano e lo aiutano e lui è una vera e propria forza della natura.

Dopo anni di sofferenza Zion è oggi un ragazzo che ha trovato il suo equilibrio e le sue parole non possono non metterti una carica di adrenalina e voglia di vivere!


05. Memoria

La quinta parola è memoria, senza la quale “non c’è passato e non c’è futuro”.

Qui voglio soffermarmi sulle righe in cui Cristicchi parla di memoria collettiva.

La memoria non è solo un’esperienza primaria, cioè fatta in prima persona, ma è anche assimilabile. La possiamo ricevere da libri, da attori, da narratori professionisti o amatoriali, fino a immedesimarci completamente, come se quei fatti ci appartenessero. è anche così che si costruisce una memoria collettiva

Queste parole mi hanno riportato direttamente in Pakistan e all’incontro con i genitori di Aitzaz Hassan.

Si tratta di una delle storie a cui sono più legato, che più  mi ha lasciato il segno raccontare. Ogni volta che ci penso mi vengono i brividi!

Gettandosi su di un terrorista suicida, Aitzaz ha impedito che una bomba esplodesse all’interno della sua scuola!

Il suo sacrificio estremo ha salvato centinaia di bambini e oggi i suoi genitori lottano con i denti per difendere il suo gesto eroico, per costruire una “memoria collettiva”, appunto, che possa essere di ispirazione per tanti suoi coetanei.

Mentre visitavo la scuola ero accompagnato e protetto da uomini armati, sapete perché?

Perché i terroristi vogliono affossare il suo ricordo: è un fatto di cui altri bambini non possono avere memoria!


06. Talento

Mamma mia ragazzi. Talento e felicità: qui ho l’imbarazzo della scelta!

In questi anni ho conosciuto tanti ragazzi dotati di talenti straordinari, nello sport, nelle arti e in ogni ambito della vita.

Come scrive Simone “il talento è la nostra vocazione, un’abilità innata che ci permette di dare alla luce noi stessi” ma attenzione: “dobbiamo far fruttare quello che abbiamo e la ricchezza, senza investimento e senza impegno, non è proficua”.

La mia fortuna credo sia proprio quella di aver incontrato questa tipologia di talenti straordinari, quelli che hanno saputo dare un senso e investire sulla loro capacità senza darla per scontata.

Penso alla storia dello chef Valerio Braschi, ma anche ai ragazzi dell’Accademia dell’Aeronautica Militare, che per seguire il loro sogno e il loro talento sono disposti a grandi sacrifici fin da giovani.

Ricordo i racconti e la perseveranza del campione olimpico Fehaid Al-Deehani, primo medagliato della storia del Kuwait, ma anche, agli antipodi della scala sociale, la storia Mohammed Al-Khatib, corridore palestinese che ha scelto di mettere il suo talento sportivo al servizio di una generazione e di una nazione che nemmeno esiste sulle cartine geografiche!

Infine, come non citare anche il mio amico Luca Parmitano: i suoi talenti, uniti all’abnegazione lo hanno letteralmente portato fino allo spazio!


07. Noi

Ed eccoci arrivati all’ultima di queste sette parole “NOI”.

Come ricorda Simone, “il noi emerge come un istinto di sopravvivenza durante le catastrofi, viene fuori naturale”.

Tuttavia questa dimensione spesso rimane effimera, legata al momento.

Per fortuna, in questi mesi di ricerca della felicità ho incontrato persone che continuano ad anteporre il noi in ogni singolo giorno della loro vita.

Penso ai ragazzi di Addiopizzo e alla loro quotidiana battaglia alle mafie e all’omertà.

Ma anche a Vittoria Ferdinandi, direttrice del ristorante Numeri Zero, a Perugia, che ha costruito una bellissima realtà dove anche i ragazzi con disturbi mentali possono fare parte di una squadra e di un team.

Come non ricordare poi il grandissimo Shanaka Fernando, che con i suoi ristoranti Pay As You Feel ha portato questa idea del noi alla sua massima espressione!

Ti ricordi che Shanaka non chiude mai nemmeno la porta di casa sua???


Conclusione

Wow ragazzi… che esercizio che ho fatto!

Leggere questo libro mi ha permesso di fermarmi ad analizzare nuovamente il mio viaggio: ho i brividi ripensando a tutto quello che è successo da quel primo volo verso Tel-Aviv di settembre 2019!

Sono sempre concentrato alla ricerca di nuove avventure, di nuove storie da raccontare che spesso mi dimentico di rivivere tutte le esperienze che mi hanno portato fino a oggi.

La felicità è dentro di noi. La felicità è intorno a noi: non dobbiamo far altro che imparare a riconoscerla…

ma ora ti deve salutare: corro a scrivere anche il mio libro!!!