Aiutare il prossimo è sorridere alla vita
Aiutare il prossimo si può. Anche in momenti difficili dove forse saremmo più inclini prima di tutto a proteggere noi stessi.
Quello che è successo dopo la pubblicazione del video sulla storia di Maurizio Schillaci ha davvero dell’incredibile.
In tantissime persone da tutta Italia mi hanno scritto come fosse possibile aiutarlo.
Per far sentire a Maurizio il nostro sostegno ho inviato Giovanni Cipolla, aka “a Pechino col Pandino”, come ambasciatore dei vostri messaggi.
Quando succedono cose come queste sono al settimo cielo perché penso che questa sia la quintessenza di Progetto Happiness: aiutare gli altri a trovare (o ri-trovare) la felicità!
Ma aiutare il prossimo può essere anche uno stimolo a trovare la nostra di felicità?
Cosa succede quando aiutiamo gli altri?
Se mi segui da un po’ sai che quando ho dubbi come questo “alzo la cornetta” e chiedo aiuto ai ragazzi di Stimulus Italia, gli esperti del benessere psicologico che sono sempre al mio fianco!
Ecco cosa mi hanno spiegato.
“Fin dai tempi antichi si è molto dibattuto sul termine ‘altruismo‘: ci si è sempre chiesti cosa spingesse l’uomo a ad aiutare in modo completamente disinteressato un altro essere umano.
Già Platone si interrogava sulla questione, chiedendosi se l’interesse per il benessere di un amico fosse motivato da un interesse autentico e fine a sé stesso o piuttosto dalla ricerca di un beneficio personale, inteso come un benessere egoistico, ossia ‘faccio del bene a te per sentirmi meglio’.”
Aiutare il prossimo: i benefici
“Tralasciando le motivazioni più profonde di azioni di altruismo, numerose ricerche hanno sottolineato gli effetti benefici di questi gesti: è stato dimostrato che le persone che offrono il loro aiuto agli altri, gratificano loro stessi anche attraverso l’attivazione di programmi neuroendocrini specifici che sono antagonisti di quelli tipici dello stress e dello stato di allerta.
Altre ricerche hanno dimostrato che regalare il denaro agli altri, fare beneficenza o acquistare qualcosa per i propri cari portava ad una riduzione dei valori della pressione del tutto simile a quella che si registra in persone che hanno iniziato un nuovo ciclo di attività fisica oppure una nuova terapia farmacologica.
Infine, stando ad una serie di oltre 40 ricerche pubblicate e revisionate dalla nota rivista BMC Public Health, la beneficenza:
- aiuta a stare meglio con sé stessi,
- alza il morale,
- cura e allontana lo stress
- ci aiuta addirittura a vivere più a lungo”
Felicità edonica e felicità eudaimonica.
Un’altra ipotesi rispetto al benessere fisico che le persone provano nel fare del bene è quella della psicologa americana Barbara Fredrikson.
Secondo la studiosa dell’Università della Carolina del Nord, la felicità sarebbe da distinguere in due tipologie: quella edonica e quella eudaimonica.
La prima sarebbe il risultato del benessere personale, e dipenderebbe ad esempio dallo sport.
La felicità eudaimonica, invece, dipenderebbe dal benessere di chi ci circonda: una caratteristica che, sempre secondo la Dott.ssa Fredrikson, avrebbe un notevole influsso benefico anche sulla nostra salute.
In altre parole, sarebbe il modo per spiegare scientificamente quel senso di completezza che proviamo quando siamo altruisti e facciamo del bene al prossimo.
D’altronde è cosa risaputa che l’uomo, essendo un animale sociale, ottiene influssi positivi o negativi dallo stato di benessere dei membri del proprio gruppo.”
“Ciò che abbiamo fatto solo per noi stessi muore con noi. Ciò che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo resta ed è immortale.”(Harvey B. Mackay)
Tre storie di gratitudine
Nel caso di Maurizio Schillaci sono felice di poter aiutare il prossimo. Così come ho cercato di dare un sostengo ai bambini nella scuola del campo profughi siriani in Libano o a tante persone in difficoltà che ho incontrato soprattutto nelle aree più povere del Mondo.
Ma è proprio lì che paradossalmente mi sono trovato più volte dall’altro lato della barricata: sono stato io a essere aiutato!
Se dovessi dare un volto umano alla generosità ti dovrei sicuramente raccontare di Shanaka Fernando ma oggi ti voglio parlare di 3 persone che mi hanno aiutato, alcuni dei quali non troverai nei miei episodi.
La prima persona che voglio citarti è il mitico Anil.
Non ricordo più nemmeno quanti giorni ho trascorso in casa sua a Mumbai!
Mi ha offerto vitto e alloggio, mi ha aiutato con il canale YouTube del Progetto, ha effettuato le riprese di un episodio: tutto senza chiedere nulla in cambio (eccetto forse per un tentativo di imparare la lingua Hindi che ti lascio in questo video).
Anil non è l’unico “puro di cuore” che ho incontrato sulla mia strada.
In Indonesia mi attendeva un “rilassante” viaggio di 15 ore per raggiungere il Monte Bromo quando, “stranamente”, è capitato un inconveniente: locomotiva bloccata per un guasto.
Immerso nel nulla, nessuna connessione Internet, disperazione in crescendo… finché è comparso Bintar.
Questo giovane ragazzo indonesiano non solo mi ha aperto le porte di casa per darmi la possibilità di riposare.
Ha iniziato a tempestare di chiamate tutti i suoi amici per farmi trovare un passaggio per la mia prossima meta.
Come se non stesse facendo già abbastanza, mi ha regalato una delle sue tradizionali camicie indonesiane fatte a mano, chiamate “Batik”.
Ultimo atto di generosità incondizionata di cui ti voglio raccontare è quello di Ethan.
Volo Taipei-San Franscisco, lasciandomi alle spalle il Giappone e l’incubo Covid-19.
Voglia di parlare meno di zero.
Mi siedo al mio posto e di fianco a me vedo un ragazzo con il piede ingessato. La mia curiosità non ha resistito: “come ti sei rotto il piede?”
Da questa semplice domanda Ethan ha iniziato a raccontarmi la sua storia e chiedermi cosa stessi facendo.
Abbiamo conversato per tutto il viaggio finché dal nulla ha estratto dalla tasca dei suoi pantaloni un mazzo di chiavi.
”Queste sono di casa mia, sarei felicissimo se ci stessi quanti giorni hai bisogno! Io andrò a stare da mia sorella”.
Aiutiamo e saremo aiutati
Ti ho raccontato queste tre storie perché devo ammetterlo, ripensandoci ogni volta sento una lacrimuccia che si prepara a scorrere sul mio volto.
Tre estranei, tre sconosciuti incontrati dall’altra parte del mondo mi hanno aiutato in maniera incondizionata, senza chiedere nulla in cambio.
Quando sono partito per Progetto Happiness Speciale Italia ho pensato: succederà questo anche in Italia?
La risposta è sì: è successo!
Dalla Sardegna alla Valle d’Aosta, il treno Progetto Happiness ha incrociato tante volte la stazione generosità.
C’è chi ci ha ospitato a casa sua accogliendoci alle undici di sera senza un minimo preavviso, chi ci ha offerto una stanza in un bed and breakfast, chi un pranzo o una cena.
Se ho imparato una cosa in questi mesi è che se aiuti gli altri in maniera disinteressata, anche gli altri aiuteranno te.
Vuoi provare a iniziare da una cosa semplice ma che mi ha aiutato tantissimo?
Per strada, sui mezzi, mentre corri o cammini sorridi alle persone che incroci: è il più semplice atto di generosità che puoi fare.
Indossare una mascherina oggi sembra renderlo più complicato ma ricordati: bastano gli occhi per sorridere!