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Praticare la gentilezza come via per la felicità

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Si dice che la gentilezza sia contagiosa: un aiuto attraversando la strada, un grazie, un saluto e addirittura un sorriso migliorerà la giornata di qualcun altro che porterà il suo buon umore chissà dove.

Non è una frase utopica, non si tratta di un’ipotesi irraggiungibile, ma una possibilità tangibile studiata e confermata anche dalla scienza. 

La gentilezza, del resto, è il motore centrale delle nostre vite. 

Esiste da sempre ma solo nel tardo-medioevo diventa nozione cosciente e dichiaratamente praticata. 

Pensiamo ai cavalieri dell’Ariosto che tenevano a bada la loro brutalità con la gentilezza o al Dolce Stil Novo, quel momento in cui si considerava la superiorità della collaborazione, dell’amicizia contrapposta all’inimicizia. 

Da allora, di strada ne abbiamo fatta parecchia, non sempre in senso positivo.

Ma questa virtù ha cercato uno spazio per procedere oltre le brutalità del mondo, nutrendo la mente di chi ha provato a proteggerla.

 

Gentilezza: come definirla?

Possiamo immaginare la gentilezza come quella caratteristica in cui tenerezza e delicatezza si mescolano. 

Essere gentili significa prendersi cura della relazione con noi stessi e con l’altro, attraverso un esercizio quotidiano.

La gentilezza, che nella sua massima espressione sembra mera utopia, è un obiettivo reale di crescita per una comunità. 

Essere gentili implica empatia, autocontrollo, sicurezza, richiede stima degli altri e consapevolezza della relazione fra l’individuo singolo e il gruppo.

In ambito di rapporti sociali rappresenta una forza enorme; una persona gentile possiede un’intelligenza emotiva e riesce ad essere equilibrata e aperta anche nei momenti di difficoltà o tensione.

 

Gentilezza e Felicità: due facce della stessa medaglia

E non a caso, sul Journal of Happiness Studies, lo psicologo Douglas Gentile dice che la felicità nasce proprio nell’applicazione concreta della gentilezza.

Moltissimi studi hanno dimostrato che essa produce importanti effetti sul nostro corpo e sulle sue reazioni biochimiche. 

Ma non è l’unico: Hans Selye, un medico austriaco naturalizzato canadese e ricordato per i primi studi degli effetti dello stress, affermò che per ridurre le tensioni sul corpo umano dobbiamo creare nella quotidianità gesti per il nostro bene e per quello degli altri.

Inoltre, praticando l’esercizio della gentilezza possiamo:

  • aumentare nostre difese immunitarie;
  • incrementare le emozioni positive;
  • migliorare la qualità del nostro sonno;
  • aumentare la nostra capacità di prendere decisioni, di lavorare e creare squadra;
  • migliorare la creatività, grazie all’attenta osservazione del mondo.

 

Il Libro della Gentilezza

A proposito di teorie e studi, Sonja Lyubomirsky, autrice del libro “The How of Happiness e psicologa ricercatrice in California, ha condotto una ricerca in cui un gruppo ristretto di persone doveva compiere 5 gesti di gentilezza nel corso della giornata e scrivere le sensazioni al termine dell’esperimento.

Il risultato? 

TUTTI si sono dichiarati più felici, non solo in quell’istante, ma nei giorni seguenti. 

Perché la consapevolezza di sé, l’ esercizio quotidiano della gentilezza è come un farmaco che stimola la produzione di serotonina con effetti a lungo termine.

La gentilezza nel CV: la skill del futuro

Se ne parla già da qualche tempo, ma adesso sembra una realtà concreta: e se la gentilezza facesse parte del nostro CV?

Beh, farebbe la differenza!

Nel curriculum vitae, tra le soft skills, dovrebbe trovare spazio anche la gentilezza

Lo sostiene il 78% delle persone intervistate nell’ambito di un’indagine sul tema condotta da InfoJobs

La cortesia “meriterebbe dunque un posto tra le competenze determinanti in fase di selezione del personale. Per il 96% degli interpellati è inoltre sinonimo di produttività, per il 60% è un punto di forza e per il 24% un elemento imprescindibile del lavoro” .

Curiosità: e se anche il famoso FISICO CARLO ROVELLI ne avesse parlato come possibilità per un mondo reale migliore?

Fate un esperimento: chiudete gli occhi, immaginate un mondo senza gentilezza. Si tratterebbe di una dimensione distopica inaccettabile, in cui non riusciremmo a sopravvivere più di qualche giorno, no? 

Ne consegue che, senza essa, l’umanità non potrebbe più esistere. 

Al contrario, enfatizzandola e valorizzandola ( se sincera, s’intende) la qualità delle nostre vite potrebbe compiere un gran balzo verso il futuro.

 

World Kindness Movement

Per sostenere la gentilezza nel 1998 è nato il “World Kindness Movement”, una coalizione di organizzazioni non governative, lanciata in occasione di una conferenza internazionale tenutasi a Tokyo.

È osservata in molti Paesi tra cui Canada, Australia, Nigeria, Emirati Arabi, Singapore, India e Italia .

Soffermandoci in Italia, nel 2023, è nato anche il primo Osservatorio italiano della gentilezza e del comportamento, coordinato dal Movimento italiano per la gentilezza (Mig): un organismo indipendente che svilupperà progetti di ricerca multidisciplinari sul valore sociale, ambientale ed economico della gentilezza. 

La prima indagine è già iniziata e si sta concentrando sullo studio della gentilezza in relazione all’aumento del PIL, che spiegherà in che modo un ecosistema più gentile possa influenzare la generazione di ricchezza di un paese. 

A questa si aggiungerà uno studio sul mondo delle carceri, in particolare per ciò che riguarda la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti, e si partirà dall’Ucciardone di Palermo.

E adesso? beh non ci sono più scuse: Siate gentili, siate felici.

 

 


 

Questo Articolo vuole contribuire al raggiungimento dell’Obiettivo 03 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età.