
Turismo sostenibile. Cosa dobbiamo sapere? Intervista a Teresa Agovino
Turismo sostenibile… queste due parole rimbombano nella mia mente da qualche settimana.
A essere precisi dall’incontro con Mauro Morandi, il guardiano dell’Isola di Budelli, nell’arcipelago della Maddalena, in Sardegna.
Questo episodio, il primo di Progetto Happiness Speciale Italia, mi ha lasciato tante domande.
Non solo sul concetto di solitudine e felicità.
Continuo a chiedermi: com’è possibile che siamo stati così superficiali nel rovinare un paradiso della natura?
Turista dopo turista, granello dopo granello, abbiamo quasi azzerato la spiaggia rosa di Budelli.
Sento spesso parlare di sostenibilità e nei miei viaggi ho sempre cercato di rispettare al meglio la natura con piccoli accorgimenti pratici.
Eppure, per questo mio Giro d’Italia, ho trovato difficoltà nell’interfacciarmi con aziende che potessero mettermi a disposizione una auto elettrica…
Come può essere possibile?
Per aiutarmi, e aiutarti, ad approfondire l’argomento, questa volta ho chiesto aiuto a Teresa Agovino (di cui ti avevo già parlato nell’articolo dedicato ai green influencer italiani da seguire).
Teresa Agovino, un’artigiana della sostenibilità
Ciao Teresa! Grazie mille per la tua disponibilità. Avrai un compito difficile oggi: aiutarci a capire che cosa significa turismo sostenibile. Prima però ti chiedo brevemente di presentarti per gli amici di progetto Happiness che ancora non ti conoscono.
Ciao Giuseppe e ciao a tutti i tuoi lettori! Questa è sempre la domanda più difficile. Non tanto perché ingegnere ambientale e consulente di sostenibilità non siano sufficienti a descrivermi ma perché, a mio avviso, non riescono a farlo appieno. Manca sempre quella forte passione che mi muove. E, allora, ogni volta che mi chiedono chi sono e cosa faccio, io rispondo: Sono Teresa e sono un’artigiana della sostenibilità.
Ciò che faccio è portare la sostenibilità ovunque nel mondo. Parto da un bisogno di una comunità locale, spesso a Sud del mondo, e costruisco un progetto sostenibile su misura per la popolazione ed il territorio. Amo la cooperazione come strumento di supporto ai popoli e la cosa più probabile che possa accadere è trovarmi seduta a terra in un villaggio di qualche Paese in via di Sviluppo ad ascoltare le esigenze delle comunità locali e a progettare insieme a loro. Progetti di potabilizzazione delle acque, gestione dei rifiuti ed efficientamento energetico delle strutture. Coopero sul campo come ingegnere ambientale e consulente di sostenibilità.
E se da un lato amo profondamente la cooperazione internazionale, dall’altro adoro il turismo sostenibile come strumento di rispetto per l’ambiente e la popolazione. Proprio per questo motivo, supporto tour operator locali, strutture turistiche ed enti del turismo a ridurre l’impatto che i loro prodotti turistici generano sull’ambiente e le popolazioni locali. Faccio anche formazione e consulenza per aiutare le diverse realtà e i viaggiatori a rendere il turismo un’industria più etica e meno impattante.
E, infine, sono auditor di turismo sostenibile (la prima, in Italia) ovvero mi occupo di ispezionare e rilasciare certificati di sostenibilità turistica a nome di organismi di certificazione riconosciuti a livello internazionale dalle Nazioni Unite attraverso l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO).
Turismo sostenibile: cosa significa davvero?
Grazie mille! Ora arriviamo alla domanda chiave: negli ultimi anni sentiamo sempre più spesso parlare di turismo sostenibile. Sui media tradizionali e su quelli digitali sembra che queste tematiche stiano acquisendo sempre maggiore visibilità: ma che cos’è davvero il turismo sostenibile?
Non ti darò nessuna definizione aulica o accademica perché non è nel mio stile.
Ti dirò, però, quello che intendo io per turismo sostenibile: un turismo in punta di piedi.
Ogni volta che viaggiamo siamo ospiti a casa di qualcuno altro per cui viaggiare in maniera sostenibile significa esplorare gli angoli del mondo in maniera etica e rispettosa nei confronti dell’ambiente, delle popolazioni e degli animali.
Ma in che modo possiamo operare scelte sostenibili?
Supportando strutture locali ed operatori del posto, prendendo parte ad attività che pongano al centro il benessere delle popolazioni e degli animali, affidandosi a tour operator o agenzie di viaggio che reinvestono in progetti di sviluppo locale ed operano in maniera etica nei confronti dell’ambiente e dei locali.
Scegliere di comprare souvenir locali, di non toccare le stelle marine o portar via la sabbia, di mangiare cibo local e di non usare plastica. Scegliere di visitare una località fuori stagione, di rispettare le tradizioni delle popolazioni e di optare per realtà piccole ed etiche.
Ecco, tutto questo è turismo sostenibile.
Viaggiamo in modo sostenibile ogni volta che facciamo sì che i soldi spesi in viaggio alimentino e supportino l’economia del Paese visitato rendendo equo lo scambio con chi ci riceve. Il turismo sostenibile non è un altro tipo di viaggio. È lo stesso viaggio a cui siamo abituati ma ripensato in una chiave rispettosa per le persone, gli animali e il Pianeta.
La situazione in Italia
Se riavvolgo per un attimo il nastro del mio viaggio iniziato a Settembre del 2019 mi torna in mente la mia esperienza in Pakistan e nella Valle dell’Hunza, dove anche in quel posto apparentemente sperduto, a cui si arriva con un viaggio interminabile, mi raccontava come il turismo stesse cambiando le cose. Io sono quasi a metà del mio viaggio ma ti chiederei un punto di vista di un esperto: qual è la situazione del turismo sostenibile in Italia?
Sebbene il settore del turismo sia strategico in Italia e contribuisca al 13% del PIL nazionale, ancora oggi non è possibile parlare di piena sostenibilità in questo comparto.
Ciononostante, soprattutto negli ultimi anni, sono stati fatti passi da giganti e alcune regioni, più di altre, hanno aperto la strada per un turismo più rispettoso e sostenibile.
Sono sempre di più le realtà turistiche che operano a stretto contatto con il territorio supportando le attività locali e valorizzando le identità dei luoghi.
Esattamente come stanno aumentando le strutture turistiche (alberghi, B&B e resorts) che scelgono di puntare sulla sostenibilità, in primis ambientale, per ridurre l’impatto della loro attività sul Pianeta.
Ciò che ancora manca in Italia è, da un lato, la consapevolezza e, dall’altro, la strategia politica. Consapevolezza in quanto, sia i viaggiatori che gli operatori turistici, non hanno ancora compreso il reale impatto ambientale e sociale del turismo e strategia politica perché senza un piano di transizione ben strutturato, sia in termini normativi che economici, è difficile trasformare il turismo in un comparto davvero sostenibile.
Mi sorge spontaneo chiederti: cosa ti senti di consigliare alle strutture italiane?
Iniziate a cambiare. Il primo consiglio che mi sento di dare è senza dubbio questo. Piccoli cambiamenti in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale.
Riduzione degli sprechi idrici ed energetici, packaging più sostenibili, prodotti locali ed attività con il territorio.
Non solo riuscirete ad abbassare l’impatto dei vostri prodotti turistici sull’ambiente e sulla popolazione ma risparmierete anche a livello economico.
Un altro consiglio spassionato è quello di iniziare a considerare la sostenibilità come una caratteristica imprescindibile del vostro operato e dei vostri prodotti.
In primis perché ognuno di noi ha una responsabilità nei confronti del Pianeta e dei popoli e, in secundis (ma non meno importante), perché i viaggiatori sono sempre più attenti alle realtà etiche e sostenibili.
Agire ora significa giocare d’anticipo e posizionarsi tra quelle realtà virtuose della nostra Italia.
Ed, in ultimo, rivolgetevi sempre ad esperti di turismo sostenibile che vi sapranno consigliare il percorso più giusto da intraprendere e vi seguiranno in tutte le fasi di attuazione e miglioramento.
Perché, come dico spesso ai miei clienti, la sostenibilità turistica non è un punto di arrivo ma un percorso a tratti lungo ma soddisfacente.
Turismo sostenibile: qualche consiglio.
Spero che questi consigli possano essere utili per gli operatori del settore ma cosa possiamo fare noi fare noi, o la persone che sta leggendo questo articolo per dare il suo contributo.
In questo articolo qualche mese fa ho scritto qualche tips che metto in pratica mentre viaggio ma ho chiesto a Teresa di lasciarti qualche suggerimento in base alla sua esperienza di professionista del settore. Ecco cosa mi ha detto.
Ponetevi delle domande.
Per quanto possa sembrare banale è il punto di partenza di qualsiasi viaggio sostenibile.
Quel tour operator ha assunto personale locale, lo sta pagando in maniera etica, sta supportando attività meno impattanti sul territorio, si sta operando correttamente nei confronti degli animali e dell’ambiente? Ecco, nel momento stesso in cui ve lo chiederete inizierete a prendere consapevolezza di quanto le vostre scelte di viaggio siano impattanti.
Informatevi sempre sul turismo sostenibile.
Fatelo da fonti sicure ed esperti di sostenibilità per capire se quell’attività o quell’operatore turistico sono davvero sostenibili o se stanno facendo greenwashing.
Cercate sempre di ridurre la produzione di plastica.
Tutto ciò che portate in viaggio e che gettate lì andrà ad appesantire i sistemi di smaltimento dei rifiuti non sempre efficientissimi (soprattutto a Sud del Mondo).
Fate sempre in modo di affidarvi ad operatori locali.
Sia per l’alloggio che per le attività turistiche scegliete coloro che impiegano personale locale e che reinvestono in progetti di valorizzazione del territorio. E, infine, cercate sempre di supportare l’economia locale attraverso l’acquisto di souvenir etnici o la scelta di ristoranti a gestione familiare.
Ciò che ci tengo a sottolineare è che un viaggio sostenibile non è un viaggio perfetto.
Anche scegliere una sola attività sostenibile sostituendola ad una poco etica o troppo impattante ci permetterà di intraprendere questo cammino nel migliore dei modi.
Non dobbiamo attendere di trasformare ogni singolo aspetto della nostra vacanza prima di poter viaggiare in modo sostenibile. Basta essere consapevoli dell’impatto che generiamo quando siamo in viaggio e avere il desiderio di ridurlo.
Tutto il resto, dalla scelta dell’alloggio all’attività turistica passando per l’operatore turistico, verrà da solo.
La ricetta della felicità per Teresa Agovino
Teresa, grazie mille per la tua disponibilità. Credo che parlare di questi argomenti in maniera approfondita e con professionisti sia il modo migliore per poterne dare la giusta visibilità.
Ma prima di lasciarti andare ti rubo ancora qualche minuto perché non posso non farti la domanda delle domande di Progetto Happiness.
Qual è per te la ricetta della felicità?
Cos’è per me la felicità? Hai conservato per ultimo la domanda più difficile. Ed io che credevo che la prima fosse la più complicata.
Quando penso alla felicità penso ai bimbi del mondo che ho abbracciato, penso agli occhi delle persone che mi hanno ospitato, penso alla generosità di chi mi ha accolto pur non avendo molto e penso alla purezza di tutti i gesti di affetto che ho ricevuto in maniera inaspettata.
Ecco, gran parte della mia felicità è legata alle esperienze che ho vissuto in giro per il mondo. Non tanto perché fossi dall’altra parte del mondo ma perché il viaggio per me significa incontro e condivisione. Non penso di avere una ricetta della felicità ma so con certezza che sono felice quando dono ciò che di bello ho a qualcuno. Quando ciò che faccio genera un impatto positivo.
Essere utile agli altri e alla Terra: è questa la mia missione. Non so precisamente in quale momento della mia vita l’abbia capito. Ma so che è così. Lo so perché quando sono nei villaggi del mondo a lavorare e stringo le mani delle persone che sto aiutando con i miei progetti, sono felice. Sono così felice che, spesso, quando incrocio i loro occhi fatico a trattenere le lacrime.
Che felicità, per me, non significa euforia. Felicità significa sentirsi appagati. Significa sentirsi vivi. Significa sapere che con il mio lavoro posso cambiare in meglio la vita delle persone e del Pianeta.
Ecco, da quando ho scoperto quale fosse la mia missione non c’è giorno che non sia felice.
E, ovviamente, non c’è neanche giorno che non lavori per essa.
In conclusione
Alla fine di questa lunga chiacchierata mi sento fortunato.
Sono grato alla mia insaziabile curiosità che mi porta a voler approfondire al massimo ogni argomento.
Soprattutto sono contento perché esistono persone appassionate e che fanno della tutela del nostro ambiente una vera e propria missione di vita.
Tutti noi possiamo fare qualcosa di buono.
Non serve rivoluzionare le nostre esistenze o cambiare drasticamente le nostre abitudini.
Passo dopo passo, possiamo mettere in atto piccoli accorgimenti in grado di migliorare la qualità della nostra vita e di quella delle generazioni che verranno.
Ripensando a tutto quello che mi ha detto Teresa mi si illuminano gli occhi nel ricordare i ragazzi di Addiopizzo Travel che ho incontrato a Palermo per girare l’episodio sulla mafia.
Anche il loro è turismo sostenibile: non solo perché favorisce le attività locali ma in quanto contribuisce anche a diffondere valori come rispetto, onestà e trasparenza.
Se anche tu conosci realtà italiane che rispecchiano questi temi puoi sempre segnalarmele inviando una email a info@progettohappiness.com: magari un giorno riuscirò a intervistare anche loro.