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Razzismo Ambientale: discriminazione 2.0

Si dice che i problemi ambientali non conoscano distinzione tra uomini e ricchezza, ma siamo sicuri sia davvero così? 

Hai mai sentito parlare di razzismo ambientale?

Di cosa si tratta?

Te lo spieghiamo in questo articolo.

 

Razzismo ambientale: le origini

Il termine “razzismo ambientale” è stato coniato nel 1982 dal leader per i diritti civili afroamericano Ben Chavis, quando la United Church of Christ aveva diffuso un documento dal titolo “Toxic Waste and Race in the United States” e sta a indicare l’impatto che le folli politiche e le decisioni ambientali hanno su persone e comunità svantaggiate.

Ciò significa che le popolazioni colpite, in genere neri, latini, immigrati sono costrette a vivere in prossimità di aree fortemente tossiche (come aziende inquinanti, industrie, discariche, allevamenti intensivi…), senza avere accesso a spazi verdi, subendo così dei danni evidenti allo stato di salute. 

Questo accade perché il nord del mondo conscio degli effetti dei sottoprodotti tossici dell’industrializzazione, esporta il suo inquinamento e i propri rifiuti in altri territori vittime di questo gioco a perdere.

Un esempio di razzismo ambientale?

Nella Cancer Alley, che si trova nello Stato americano della Louisiana, è presente un tratto di 137 chilometri tra Baton Rouge e New Orleans, dove sono presenti circa 150 impianti e raffinerie petrolifere. 

Non è un caso se la popolazione della zona (circa 45 mila persone), che vive sotto le condizioni minime di povertà, non sia riuscita a ribellarsi in alcun modo, non avendo strumenti e tutele a disposizione.

Perché esiste il razzismo ambientale?

La domanda è d’obbligo ma non è semplice rispondere

Questo perché il razzismo ha radici antiche e insensate ma ancor oggi presenti nelle nostre società. Forse la spiegazione sta nel fatto che esista una folle gerarchia di valori, secondo la quale certi esseri umani siano, per una mera fortuna del caso, nati in ambienti sani e sui quali investire e lavorare. Inconsapevoli di questa fortuna, che considerano un MERITO, credono di essere superiori.

(Non vi ho convinti? Provate a leggere questo.)

 

Le conseguenze del razzismo ambientale (salute e società)

Conoscere il problema significa anche analizzarlo in ogni sua sfaccettatura e nel caso del razzismo ambientale, è importante comprendere quali siano le conseguenze che subiscono le comunità colpite.

Chi è vittima del razzismo ambientale è spesso affetto da:

  • disabilità congenite causate dai rifiuti tossici;
  • malattie respiratorie dovute all’aria inquinata;

e soffre per la:

  • perdita di mobilità sociale non potendo dar valore al luogo in cui vive;
  • disoccupazione per l’assenza di altre reti lavorative;
  • deterioramento ambientale e perdita di biodiversità.

 

Le conseguenze del razzismo ambientale: un esempio

E a proposito di progetti, riusciamo a parlare con cognizione di causa, perché Progetto Happiness è volato in Brasile con Action Aid Italia per toccare con mano chi è vittima del razzismo ambientale. 

Lo ha fatto incontrando la comunità Quilombo, fondata da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile. 

La loro storia di tribolazioni non è terminata ed oggi, con l’avvento di fabbriche inquinanti, la loro quiete secolare, la loro vita tra mangrovie che ne aiutano la sussistenza, è in pericolo. 

Conoscerli è stato utile per saperne parlare e guardare il mondo con occhi differenti: anche loro meritano la felicità.

 

 

Per un futuro felice senza razzismo

Non ci sono solo cattive notizie e a noi piace trovare quello che di positivo esiste: il movimento per la giustizia ambientale grazie a studi accademici e ricerche, campagne sui media, manifestazioni pubbliche, sta effettivamente lavorando ogni giorno affinché si arrivi a una vera svolta.

A tal proposito l’UE ha finanziato iniziative per esaminare il razzismo ambientale che colpisce, giusto per citare un esempio, il popolo rom in Europa

Uno di questi è stato l’Environmental Justice Organizations, Liabilities and Trade, che si è svolto dal 2011 al 2015, e ha coinvolto scienziati e politici di 20 paesi diversi.

 

La soluzione contro il razzismo ambientale

Come possiamo porre un limite a tutto questo?

Sicuramente ridurre (o eliminare) il razzismo ambientale, non è impresa semplice.

Si tratta di processi lenti ma abbiamo imparato in questi anni che agire è fondamentale.

Ecco allora 4 suggerimenti.

  • Il primo consiglio è parlarne. Che sia con questo articolo, con un nuovo contenuto, a scuola, ovunque. Infatti, sebbene in crescita, gli studi confermano che in Italia se ne parli ancora troppo poco.
  • Possiamo diventare cittadini consapevoli: scegliere dei prodotti dall’origine certa che non distruggono il pianeta e non provocano sofferenza alle persone.
  • Ridurre gli sprechi e favorire l’economia circolare, per imparare così a dare valore a quello che abbiamo.
  • Sostenere progetti che si occupano di favorire le comunità più povere, lavorando attivamente.

Sono solo piccoli passi, ma sono passi che ciascuno di noi può compiere.

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