
Si dice che il denaro non possa comprare la felicità… è vero?
La risposta non è così scontata.
Uno studio del 2010 dell’Università di Princeton ha messo in relazione lo stipendio delle persone con il loro salario annuale arrivando ad una conclusione per nulla scontata: uno stipendio superiore ai 75.000 Dollari annui ( 68.000 Euro circa ) non apportava un aumento nella felicità delle persone. Quando il reddito, invece, scendeva al di sotto dei 75.000 Dollari, anche il grado di felicità e soddisfazione della vita scendeva di pari passo.
La soglia di 75.000 Dollari, secondo questo studio, è una sorta di punto di equilibrio tra denaro e felicità, il che significherebbe che guadagnare di più di tale cifra, non servirebbe ad essere più felici.
Qual è la vera definizione di felicità?
La definizione di vera felicità varia da persona a persona in quanto le persone sono guidate da valori diversi. Dagli anni cinquanta in avanti la società di ha inculcato l’idea che per essere felici bisognava essere persone di successo, proponendo dei modelli di persone di successo che, in qualche modo, erano riusciti a tradurre il duro lavoro in corposi conti bancari.
In pratica stiamo parlando del sogno americano: il giovane americano (meglio se figlio di immigrati) che, con in tasca solo un’idea è partito dal garage dei genitori, per poi sbarcare a Wall Street e vivere per sempre felice e contento.
La recente pandemia ha rimesso però questi archetipi in discussione, tanto che sono sempre meno le persone disposte a sacrificare la propria vita in cambio del successo.
Questo fenomeno ha anche un nome: “YOLO Economy”, dove YOLO è l’acronimo di “You Only live once”, si vive una volta sola. Nel solo mese di febbraio 2022 sono ben 4.4 milioni gli americani che hanno lasciato volontariamente il lavoro, per prendersi cura di se stessi e del proprio spirito.
Tante di queste persone hanno scelto di concedersi una pausa dal lavoro, molti altri si sono messi in proprio, continuando a lavorare per lo stesso datore di lavoro, ma come freelance o liberi professionisti.
Un fenomeno (che negli Usa viene chiamato “The great resignation”) che è sempre più presente anche nel vecchio continente e nel resto del mondo e che sembra confermare uno studio apparso sul blog di Linkedin, secondo cui gli impiegati statunitensi che guadagnano più di 200.000 dollari, sperimentano livelli di stress significativamente più alti rispetto a chi guadagna meno.
Sembra, finalmente, che le persone abbiano capito la differenza tra piacere e felicità.
Spendere soldi porta a provare piacere, piacere che sparisce poche ore dopo. La felicità è qualcosa di molto diverso dal piacere.
Essere consapevoli non significa fregarsene (del denaro)
Se chiedessimo a Bill Gates, uno degli uomini più ricchi al mondo, se siano i soldi il segreto della felicità, sicuramente ci risponderebbe di no. Se invece chiedessimo ad un senza tetto se è felice, probabilmente ci risponderebbe di no.
Questo significa che la felicità si posiziona da qualche parte a metà strada tra essere poverissimi ed essere ricchi.
Sicuramente anche tra i vostri amici c’è qualcuno che dice che sarebbe disposto a tutto per diventare ricco. Chiedetegli se sarebbe disposto a fare cambio di vita con Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi al mondo che, però, è un ultra novantenne. Sicuramente il vostro amico risponderà di no, dandovi la conferma che, nemmeno lui, sarebbe disposto a tutto per essere ricco.
YOLO economy, great resignation e consapevolezza dell’essere…Tutto bello! Ma a fine mese si hanno pur sempre delle spese da gestire e per questo è importante che cominciate a pensare seriamente alle vostre finanze.
Che decidiate di essere lavoratori dipendenti o liberi professionisti, prima cominciate ad investire parte del vostro reddito, meglio è. Investire il vostro denaro vi permetterà, negli anni, di far crescere il vostro patrimonio, cosa che vi permetterà di accumulare un tesoretto che contribuirà ad aumentare il vostro senso di tranquillità verso la vita.
Vero che la felicità non si compra con il denaro, ma la tranquillità si.
Quanto “rende” investire in Borsa il proprio denaro
Purtroppo le persone iniziano ad interessarsi agli investimenti finanziari quando hanno già accumulato del denaro. Nulla di più sbagliato! Non appena iniziamo ad avere un reddito, seppur basso, dobbiamo sforzarci di destinarne una parte (almeno il 10%) agli investimenti.
Sapete quanto diventerebbero 100 Euro, investiti ogni mese, su uno dei principali indici azionari mondiali, dopo trent’anni?
228.032 Euro.
Lo so, trent’anni sembrano tanti, ma volano. Sono sicuro che chiunque stia leggendo questo articolo sia in grado di risparmiare questa cifra (100 Euro) tutti i mesi e destinarla agli investimenti.
Potete permettervi di investirne il doppio? Il risultato alla fine dei trent’anni non sarà il doppio rispetto alla cifra prima vista, ma 456.064 Euro.
Come è possibile?
Questa è la magia del tasso di interesse composto, un particolare meccanismo che grazie al reinvestimento degli utili, fa in modo che la crescita del capitale sia esponenziale.
Un meccanismo che, secondo Albert Einstein, il padre della fisica moderna è considerabile come l’ottava meraviglia del mondo.
Come devo fare per iniziare? Devo giocare in Borsa? Non è pericoloso?
In questa rubrica fornirò consigli e suggerimenti su come gestire gli investimenti e muoversi in un mondo ricco di insidie.
Alla prossima
Articolo a cura di Luca Discacciati.
Classe 1984, inizia a fare trading all’età di 14 anni. Profondo conoscitore dell’analisi fondamentale e della selezione dei migliori titoli azionari, si è specializzato nel trading di posizione su Forex, indici e materie prime. Cofondatore del portale Investire.biz.