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Come possiamo aiutare i ghiacciai? Pensieri a 2.600 metri

Ghiacciaio Fellaria

Sono a un’altitudine di 2600 msl e tremo per il freddo che si insinua nei vestiti bagnati dal sudore dell’ultima salita mentre il sole tramonta di fianco a me.

Sono circa le 19 di un mercoledì di agosto in un’estate calda tanto da sembrare ingiusta.

Alle mie spalle, un precipizio tagliente delimita la piana che circonda il lago glaciale del fronte orientale del Fellaria, immobile, verde smeraldo, di circa 3 km di diametro.

Ancora più in basso, altipiani fertili increspati da profonde valli ombrose sono evidenziati dalla luce dorata del tramonto e, al di là, cime poco innevate delimitano l’orizzonte.

Questo è il paesaggio che ho incontrato una volta salito il sentiero che porta facilmente fino alla laguna glaciale sopra al Rifugio Bignami, in Valmalenco, una valle laterale della Valtellina, in alto nelle cime della Alpi Centrali.

 

Questo lago non esisteva

Alla fine degli anni 90 questo lago non esisteva e al suo posto resisteva ancora il ghiaccio.

La sua altitudine scarsa, la sua bellezza e la sua vicinanza alla strada che porta alla diga di Campo Moro, portavano qua, anche allora, molti turisti amanti del trekking che avevano la curiosità di avvicinarsi in modo cosi semplice a questo colosso di ghiaccio.

Con il cambiamento climatico e l’acceleramento del riscaldamento globale che ha caratterizzato gli ultimi anni, si è formata la bellissima laguna dove numerosi iceberg galleggiano in evidenza con sfumature azzurre e bianche che si riflettono sulla superficie dell’acqua.

Quello che si vede oggi, arrivando li dopo il trekking di un paio d’ore, è uno spettacolo davvero affascinante e perciò il luogo è diventato sempre più affollato.

 

Uno spettacolo tremendamente tragico

C’è un’innegabile spiritualità in questo posto, una sensazione sicuramente favorita dall’altitudine che conduce in una dimensione diversa, e dalle cime imponenti intorno che punteggiano il paesaggio e sembrano dei piccoli santuari rivolti verso il cielo. Sarà per questo che appena arrivato qua ho subito sentito la necessità di immergermi in queste acque, come ad essere benedetto.

Ma poi una sensazione di tristezza e urgenza si è impossessata di me.

Per quanto tempo avrei ancora potuto fare il bagno qui? I miei figli, che ancora non sono nati, avrebbero mai potuto godere di cosi tanta bellezza? 

La riposta purtroppo è no.

Ero davanti a uno spettacolo bellissimo ma tremendamente tragico, una specie di funerale.

Sebbene il Ghiacciaio del Fellaria è molto ampio nella sua estensione, la lingua valliva orientale che si affaccia sulla laguna è destinata nel giro di pochi anni a ritirarsi significativamente ai piedi della grande barra rocciosa che divide in due il flusso del ghiacciaio.  E questa non è un’eccezione.

 

Ghiacciao Fellaria, Giuseppe Bertuccio D'Angelo

 

I ghiacciai sono destinati a sparire: cosa dobbiamo aspettarci?

A causa della media delle temperature degli ultimi anni, i ghiacciai alpini sotto i 3.500 metri sono destinati a sparire nel giro di 20-30 anni. È il risultato di un’instabilità progressiva del sistema alpino, dato che tra il 2000 e il 2020 in quest’area si sono registrati 508 frane ed eventi di instabilità glaciale ad una quota inferiore a 1500 metri di altezza, causati dal cambiamento climatico.

I nostri ghiacciai si riducono alla stessa velocità dei ghiacciai tropicali: più rapidamente di quelli svizzeri, austriaci o del Nord Europa. Dipende dal fatto che i nostri hanno dimensioni e caratteristiche tipologiche e geografiche simili a quelli tropicali e sono più fragili di quelli europei per diversi fattori: 

  • geografici perché siamo esposti a Sud, quindi con maggiore insolazione e maggiore energia per la fusione;
  • dimensionali, perché sono piccoli e quindi maggiormente vulnerabili alla fusione per le alte temperature estive;
  • superficiali perché i ghiacciai alpini sono molto affetti dallo “scurimento” dovuto alle deposizioni di black carbon e particolato, e quindi con una riflettività alla radiazione solare minore e conseguentemente una maggiore fusione.

Le conseguenze della fusione dei ghiacciai sono catastrofiche e prevedono l’aumento del livello degli oceani con conseguente possibilità che alcune aree continentali vengano sommerse, lo stravolgimento del clima e delle condizioni meteo e la riduzione della biodiversità dovuta al cambiamento dell’habitat di molte specie marine e terrestri che rischiano di scomparire.

 

Cosa possiamo fare per aiutare i ghiacciai?

Ma cosa possiamo fare per aiutare i ghiacciai a fondere meno rapidamente?

Alcuni nostri comportamenti possono fare la differenza, in primis ottimizzare i consumi energetici riducendo il nostro impatto sulle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

E ancora evitare sprechi energetici spegnendo gli apparecchi elettronici in modalità stand by presenti in casa.

Anche scegliere fonti rinnovabili per il nostro approvvigionamento energetico è qualcosa che farebbe la differenza e anche scegliere una mobilità sostenibile utilizzando vetture con meno emissioni.

Infine dovremmo cercare di modificare il nostro regime alimentare e puntare su un’alimentazione più consapevole.

 

Ghiacciaio Fellaria