
A “scuola” di sostenibilità con Aliceful
Una nuova intervista nel nostro percorso di scoperta dei content creator italiani impegnati nei temi sociali.
Questa settimana andiamo a conoscere meglio Alice, per gli amici di Instagram @Aliceful, Green Content Creator e un’amica di Progetto Happiness con la quale scambiamo quattro chiacchiere sui temi della sostenibilità.
Chi è Alice, Green Content Creator
Ciao Alice e benvenuta in questa rubrica di Progetto Happiness. Iniziamo come sempre con le presentazioni.
Puoi raccontare agli amici della community che ancora non ti conoscono chi sei e di cosa ti occupi?
Sono Alice, ma mi potete trovare su Instagram come @aliceful dove da Novembre 2020 parlo quotidianamente di sostenibilità ambientale e sociale raccontando com’è possibile avere uno stile di vita più sostenibile, etico e consapevole.
Come nasce il tuo progetto Instagram?
Ho studiato Comunicazione e lavorato per diverse agenzie.
Nel 2018, ho mollato tutto per due ragioni.
La prima era il mio lavoro, che non mi convinceva più; creare strategie di comunicazione per convincere le persone a comprare cose di cui (spesso) non avevano nessun bisogno, era diventato insostenibile.
In secondo luogo, il fatto che lo stessi facendo in piena crisi climatica mi faceva sentire parte di un meccanismo deleterio.
È stato in quel periodo che mi sono resa conto che soffrivo di eco-ansia, ovvero la paura del disastro climatico.
Nel 2018 la comunità scientifica ci dava 12 anni prima di raggiungere il punto di non-ritorno, oggi meno di 8. È stato così che ho mollato tutto e sono partita con un biglietto di sola andata per l’Australia.
Ho avuto per tre anni un “rifiuto” verso tutto quel che era digital e social, per poi rivedere le mie posizioni e trattarli per quel che sono: solo dei mezzi e che usati bene, possono diffondere messaggi importanti. È stato così che ispirata da tante persone che già seguivo su Instagram (figure internazionali) e per il fatto che in Italia ancora nessun* stava facendo quel che frullava nella mia testa, mi sono detta: potrei provare a farlo io.
La sostenibilità nel quotidiano: cosa possiamo fare?
Parliamo allora un po’ di eco sostenibilità… ho qualche domanda per te.
Con Teresa Agovino abbiamo parlato di turismo sostenibile, con Lorenzo Valentini di imprenditoria sostenibile… puoi aiutarci a dare una definizione di eco-sostenibilità calata nella nostra quotidianità?
Bella domanda.
Non esiste un manuale d’istruzione preciso, uguale per tutt*, per avere uno stile di vita sostenibile.
Il tutto dipende da chi sei, in che contesto vivi, che disponibilità hai.
Indicativamente essere più sostenibili nella vita di tutti i giorni significa comprare poco e meglio, allungare la vita il più possibile ad ogni oggetto che acquistiamo (sia questo un capo o un elettrodomestico), imparare a non sprecare energia, cibo e acqua, avere una dieta più vegetale, locale e stagionale, muoversi il più possibile sulle proprie gambe o in bici.
Un altro paio di cose molto importanti ma alla quale nessuno pensa sono anche lo scegliere accuratamente la propria banca e il proprio gestore di energia.
La prima perché molte banche utilizzano i capitali dei clienti per finanziare/supportare le industrie dei combustibili fossili, big meat, quella delle armi, del gioco d’azzardo e così via. È molto più importante essere consapevoli di come vengono investiti i nostri risparmi, che comprare uno spazzolino in bambù.
In secondo luogo, perché il settore che emette più gas climalteranti è quello legato alla produzione energetica.
Scegliere di alimentare la propria casa prevalentemente con energia rinnovabile è importante.
La sostenibilità è “buonsenso”
Un po’ di tempo fa ricordo che hai pubblicato un post Instagram in cui associavi la parola sostenibilità a quella di “buonsenso”.
L’ho trovato un collegamento veramente azzeccato… puoi spiegarla anche ai ragazzi che ci leggono?
Certo! Come dicevo prima, non esiste un’unica regola per essere “sostenibili” in ogni situazione/contesto.
Ritengo che sostenibilità significhi “stare nei limiti” e spesso in una società che sembra non averne, il buonsenso è indispensabile.
Provo a fare qualche esempio:
- evitare di acquistare 8 maglioni diversi a 15€ l’uno prodotti da brand di fast fashion ma piuttosto scegliere di spendere un po’ di più per un solo prodotto di qualità, realizzato senza sfruttare manodopera nei paesi in via di sviluppo. Avere quel che ci serve, e farlo durare;
- evitare di comprare cibo o ordinare al ristorante più di quel che possiamo mangiare, e quindi poi buttarlo e sprecarlo;
- preferire una doccia a una vasca piena;
- uscire per una passeggiata anziché prendere la macchina per brevi tragitti…
…e tutte quelle decisioni che richiedono “buonsenso” a seconda della situazione o delle nostre disponibilità.
Non è questione di essere impeccabili in tutto, ma solo di avere raziocinio.
Consiglio a tutti di provare a calcolare la propria impronta ecologica, per capire dove si può aggiustare il tiro.
KM0: cosa significa davvero
Ho ancora un paio di curiosità da chiederti…
Nella tua rubrica IG “cosa mangiare a…” racconti mese per mese quali sono gli elementi che la natura ci offre a KM Zero, termine molto spesso abusato… Puoi dirci cosa significa davvero consumare a KM0?
I prodotti a chilometro zero sono quelli venduti nella stessa zona di produzione, con acquisto diretto dal produttore.
Passano dal campo alla tavola senza il passaggio tra intermediari, senza fare troppa strada, dunque a chilometro zero.
Si preferisce il prodotto locale per supportare le piccole imprese dando il giusto valore al lavoro e alla qualità dei prodotti, ma anche per mantenere viva la cooperazione dei produttori locali, il legame col territorio, la salvaguardia delle risorse naturali e degli antichi sapori.
Facendolo si abbattono inquinamento, sprechi e costi intermediari.
Meno camion merci, meno navi, meno aerei: ciò vuol dire meno carburanti, meno emissioni inquinanti.
Nel caso di frutta e verdura, si risparmiano anche acqua, imballaggi e l’energia coinvolta nei processi di lavaggio e confezionamento.
Non essendoci intermediari, il ricavato finisce principalmente in mano al produttore.
Si ha un’alimentazione più sostenibile preferendo tutto ciò che è locale, stagionale e possibilmente biologico.
I prodotti in vendita in stagioni diverse da quelle classiche, hanno un grandissimo impatto ambientale: se italiani sono coltivati in serre che richiedono grande dispendio di acqua e energia, e se arrivano da paesi lontani, si portano dietro storie di sfruttamento e di monocolture estensive devastanti; inoltre, richiedono trattamenti, imballaggi, trasporti che ne aumentano il prezzo, non sono gustosi come lo sarebbero se mangiati nelle zone d’origine (perché spesso raccolti acerbi e fatti portare a maturazione).
Di cosa sto parlando? Di Avocado, Frutto della Passione, Ananas, Cocco, Banane, Mango, ma anche Quinoa e Anacardi.
Eco-letture: qualche consiglio
Sul tuo profilo Instagram hai una sezione dedicata alle “eco-letture”… puoi consigliare qualche libro ai ragazzi che vogliono affacciarsi al mondo della sostenibilità in modo più consapevole?
Bella domanda, ce ne sarebbero così tanti per diversi argomenti!
Tra tutti quelli che si possono trovare nelle tre raccolte dedicate, questi sono le due letture più interessanti affrontate in questo 2021:
“Scegliere il futuro. Affrontare la crisi climatica con ostinato ottimismo” mi ha dato tantissima carica e speranza, da proprio uno spaccato su come potrebbe essere incredibilmente bello e florido il mondo, ma anche di come non lo sarà se rimarremo con le mani in mano.
E poi “In viaggio per Veganville. Come creare un mondo senza crudeltà” un libro di Tobias Leenaert, da oltre vent’anni attivista per il movimento di liberazione animale. Un libro che parla di veganismo, di scelte gentili nei confronti di tutti gli esseri che condividono con noi questo pianeta che ci ospita.
Esiste una “comunicazione sostenibile”?
Ultima domanda prima del gran finale…
Seguendo le tue stories e approfondendo la tua bio si capisce come la comunicazione è una parte importante del tuo bagaglio personale e professionale.
Con Progetto Happiness negli ultimi mesi sto cercando di andare oltre al Canale YouTube, raccontando storie di sostenibilità, vivendo missioni socialmente impegnate, dando spazio a nuovi temi… a tuo avviso pensi che esista una “comunicazione sostenibile” in grado di avvicinare giovani ma anche meno giovani a queste tematiche?
Questa è una domanda molto interessante, e complicata.
La situazione odierna è estremamente grave, e le sorti del mondo sono in mano alle decisioni globali che verranno prese negli anni a venire.
Avremo bisogno di una comunicazione molto chiara, forte e coraggiosa ma purtroppo non sta accadendo.
Io stessa vorrei essere più incisiva di quel che sono, ma purtroppo ho riscontrato che non è per nulla semplice farsi ascoltare quando si parla di argomenti scomodi e complessi.
Ho quindi deciso di portare avanti una linea di comunicazione lucida ma pacata, con l’obiettivo di stimolare il pensiero critico di ognuno.
Questo perché accompagnare le persone a scoprire e capire i temi affrontati è necessario. Certo sarebbe più semplice se fossero argomenti che vengono trattati già a scuola e dai media mainstream, ma purtroppo non è così.
Ad ogni modo ogni persona, a diverse età, è sensibile a tematiche diverse, quindi bisogna lavorare su più fronti e anche la collaborazione tra figure diverse ma che hanno un obiettivo simile è essenziale.
La felicità per Alice
Chiudiamo con la domanda a cui nessuno può sfuggire… Che cos’è la felicità per Alice?
Per me la felicità è libertà, da sempre.
Libertà di pensiero, di espressione, di crescita, di evoluzione. Libertà di poter viaggiare, sperimentare, amare.
La libertà per me è felicità pura perché ti permette semplicemente di essere, nelle tue moltitudini, ed essere è lo scopo della vita.
Vorrei che a ogni persona fosse permesso liberamente di essere.
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