
L’importanza di conoscere se stessi
Quanto è importante conoscere se stessi?
Non credo di essermi mai posto questa domanda fino a Progetto Liminis, il mio percorso di un anno per diventare un Ironman.
Per la prima volta nella mia vita mi sono trovato ad affrontare i miei limiti, fisici e mentali.
Preparandomi a questa sfida ho capito che per arrivare al traguardo avrei dovuto conoscere meglio me stesso. Era una condizione essenziale: non ce l’avrei fatta altrimenti a guadagnarmi quella medaglia!
Ho iniziato così, in punta di piedi, un percorso di approfondimento interiore.
All’inizio ho avuto anche un po’ di timore: stavo esplorando un mondo tutto nuovo per essendo paradossalmente il “MIO mondo”.
Non potete immaginare la sensazione che poi ho provato sentendo parlare di questa ricerca del sé più intimo come prerogativa alla felicità in tanti protagonisti dei miei episodi.
“Sono un Ulisse che cerca la sua strada”. Ecco come si è presentato, per esempio, Mauro Morandi, il guardiano di Budelli.
Nonostante trent’anni trascorsi in isolamento e solitudine, su un’isola disabitata, affronta ogni giorno la vita scavando dentro di sé alla ricerca di qualcosa di nuovo.
“Noi siamo sempre due – ha continuato mauro. L’io esteriore e l’io interiore, quello che devi cercare di conoscere chi sei, per conoscerti finalmente. Non ci riuscirai mai del tutto però è una ricerca continua che devi fare”.
La chiacchierata con Mauro mi ha lasciato tante domande: si può davvero conoscere se stessi? Come posso approfondire tutti gli aspetti della mia esistenza? Posso sempre migliorare il rapporto con me stesso?
Per provare a saziare almeno parte di questa mia curiosità, ho chiesto aiuto ai ragazzi del team di Stimulus Italia, gli esperti del supporto psicologico che mi seguono passo dopo passo durante il mio viaggio di scoperta.
Una domanda che ha origini antiche
Sulla facciata del tempio di Apollo a Delfi era inscritto un invito tanto breve quanto denso di significato: “Conosci te stesso”.
Proprio nel luogo dove ci si recava desiderosi di risposte e di certezze, si veniva spronati a guardare dentro di sé.
Che non fosse quello lo scrigno che celava la soluzione capace di dissolvere ogni dubbio e rispondere ad ogni interrogativo?
A dire il vero non è così facile rispondere a domande introspettive su sé stessi, non sempre ci conosciamo abbastanza.
Tuttavia, tendere ad una maggiore autocosapevolezza è importante, perché essa porta a migliorare ciò che non ci piace di noi, consentendoci di essere più soddisfatti.
Conoscere sé stessi è indubbiamente faticoso e, in alcuni casi, un po’ doloroso, ma solamente in questo modo si può prendere in mano le redini della propria vita.
Conoscere se stessi: cosa significa davvero?
Ma, in poche parole, cosa vuol dire conoscere sé stessi e come si fa?
Vuol dire sapersi fermare, nonostante il ritmo frenetico della vita quotidiana e imparare ad ascoltarsi, a leggere dei meandri della propria interiorità.
Ogni volta che succede qualcosa di particolare imparare a capire come si sta, come sta il nostro corpo, dove vanno i nostri pensieri, cosa ci ha turbato e come questo si riflette sulle diverse parti di noi stessi.
Anima, psiche, cuore, non importa qual è il nome che si attribuisce al nucleo di fondo che caratterizza ciascuno, importante è che ci si possa fermare e farne intima conoscenza.
A volte si crede di conoscersi, ma ciò che di noi vediamo è solo il riflesso di quello che gli altri pensano e dicono di noi.
Se questo è perfettamente normale nell’infanzia, nell’età adulta è necessario fare i conti con ciò che si è davvero, guardando cosa si cela veramente dentro per non evitare di vivere e di agire per compiacere gli altri.
I benefici
Conoscere meglio se stessi vuol dire avere in cambio benefici reali.
Quali sono i principali?
Eccone alcuni
- sapere con più certezza cosa vogliamo;
- avere maggior potere decisionale;
- avere la possibilità di essere più creativi;
- essere in grado di individuare con più facilità le cause del nostro malessere;
- migliorare la nostra autostima;
- migliorare la qualità delle nostre relazioni sociali e personali.
Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato. – Lao Tzu
Qualche spunto dai miei episodi
Non solo Mauro Morandi.
Riavvolgendo il nastro di Progetto Happiness in questa prospettiva sono davvero tanti i personaggi che mi hanno spinto a pormi domande importanti su di me e sul mio percorso di vita.
Te ne voglio citare tre in particolare.
Il primo pensiero mi porta direttamente sulle montagne del Wudang, nel cuore della Cina.
Non dimenticherò mai le tre domande dello Shifu, il Maestro Yuan Xiu Gang, uno dei maggiori esperti nell’insegnamento di Kung Fu, un’arte antica, fiera e leale.
Da dove vieni? Perché sei qui? Dove finiremo?
L’atmosfera del tempio, la sua aurea di saggezza, il suo sguardo austero aggiungevano magia alle sue parole.
Forse anche per quello la loro eco risuona più forte nella mia mente quando affronto questo argomento ma non è forse vero che per rispondere con il cuore, in piena sincerità, a questi quesiti devi affrontare un viaggio profondo in te stesso?
Il secondo personaggio che ti voglio ricordare è Kabir Bedi.
Sandokan, spiegandomi la sua ricetta della felicità, mi ha detto una cosa importante.
La felicità è dentro di noi ma per scovarla dobbiamo conoscere noi stessi.
Solo in questo modo possiamo condividerla all’esterno, con chi ci sta intorno, e “rendere il mondo un posto migliore e aiutare le persone meno fortunate”.
Ma conoscere se stessi è un processo continuo, mutevole in ogni fase della vita, come mi ha insegnato David Mzee.
Prima dell’incidente che lo ha costretto su una sedia a rotelle si stava esercitando nelle arti marziali perché sapeva che sarebbe diventato un maestro. Era il suo sogno, quello per cui stava lottando ogni giorno.
Poi il buio e il dolore, non solo fisico, ma anche mentale, l’hanno costretto a che a ripensare se stesso, a imparare di nuovo a conoscere il suo corpo e la sua anima.
Solo in questo modo è potuto tornare ad aspettare che la felicità potesse appoggiarsi sulle sue spalle, come una farfalla.
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