
Bill Gates, Vaccino e Coronavirus in poche parole
«Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone, nei prossimi decenni è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. Non missili, ma microbi».
Parola di Bill Gates. O meglio: parola di Bill Gates in un Ted Talk del 2015!
Quando ho letto questa frase non volevo crederci. Ho iniziato a pensare: Bill Gates, Vaccino, Coronavirus…
Sembrava il solito titolo sensazionalistico acchiappa click ma poi sono andato ad ascoltare l’intervento originale.
Il buon vecchio Bill aveva previsto questo scenario con 5 anni di anticipo…
La domanda che sorge spontanea allora è: avremmo potuto prevederlo?
Purtroppo non sono né un virologo né un immunologo, tanto meno ho una preparazione scientifica che mi consenta di rispondere a questa domanda.
Sin dall’inizio del lockdown ho cercato di saziare la mia curiosità confrontandomi con persone più esperte di me e consultando fonti affidabili.
Le risposte più semplici e facili da capire le ho trovate nel documentario Netflix: “Il Coronavirus in poche parole”.
La sua visione mi ha aiutato ad avere un’idea più precisa e chiara di quanto stia succedendo intorno a noi.
Bill Gates, Vaccino Coronavirus ma non solo
Tra gli esperti coinvolti in questo documentario anche Bill Gates… sempre il buon vecchio Bill.
Lui entra di diritto in quella categoria di uomini che hanno saputo incidere sul mondo in cui noi viviamo.
Non mi riferisco solo a Microsoft e quanto le sue invenzioni abbiamo cambiato la storia del modo di lavorare o di connettersi tra persone.
Anche la filantropia è una parte fondamentale nella vita di questa mente estremamente brillante, curiosa e appassionata.
Ogni anno, la Fondazione Bill & Melinda Gates sostiene innumerevoli cause benefiche ed è da sempre impegnata nella prevenzione della diffusione di malattie nei Paesi più poveri (per saperne di più vi consiglio di dare uno sguardo al documentario di Netflix “Dentro la Mente di Bill Gates”)
“All lives have equal value, we are impatient optimists working to reduce inequity”
Questa scritta che campeggia nella homepage del sito web e riassume tutto il suo impegno mi emoziona e inspira profondamente.
Normalmente, la sua Fondazione impiega più della metà delle sue risorse per ridurre i decessi da malattie infettive.
Oggi dove ci sono “più di 100 gruppi che stanno lavorando sulla cura e altri 100 sui vaccini”, l’impegno della Fondazione Gates è ulteriormente cresciuto, sia nella ricerca dei migliori esperti, sia per la raccolta dei fondi necessari affinché laboratori e scienziati possano lavorare al meglio.
La prima pandemia moderna
In un lungo post sul suo blog intitolato “The first modern pandemic” Bill Gates ha effettuato una profonda analisi del Coronavirus da diverse angolature.
La pandemia ha messo tutti noi di fronte al virus. I danni su salute e benessere sono già stati enormi.
Gates paragona questa situazione a una guerra mondiale, con un’unica grande eccezione “we are all on the same side” (siamo tutti dalla stessa parte).
Questa pandemia ha dimostrato ancora di più che siamo tutti uguali e stiamo vivendo in un momento storico in cui “uno vale uno”.
Il nostro comportamento non influisce solo sulla nostra esistenza: ciò che facciamo, oggi più che mai, può influenzare la vita di altre persone.
Siamo di fronte a un momento storico che definirà la nostra era: le nostre generazioni non potranno mai dimenticare quanto sta succedendo.
La pandemia segnerà un’epoca ma tutti noi nel nostro piccolo possiamo dare una mano per accelerare l’inizio di un nuovo mondo.
Quando tornerà tutto come prima?
In un post intitolato What you need to know about the COVID-19 vaccine del 30 aprile, Bill Gates prova a rispondere alla domanda che tutti noi ci siamo posti almeno una volta in questi mesi: quando le cose intorno a noi potranno tornare com’erano a Dicembre, prima dell’esplosione della pandemia?
La sua risposta, dice, è sempre la stessa: “quando riusciremo a trovare una cura al Coronavirus oppure quando tutta la popolazione mondiale potrà essere vaccinata”.
E quando questo avverrà? Probabilmente non molto presto.
In accordo con il Dr. Anthony Fauci (immunologo statunitense che sicuramente avete imparato a conoscere nelle conferenze di Donald Trump), potrebbero servire tra 9 mesi e due anni alla comunità scientifica.
E nonostante questo possa sembrare un’eternità, spiega Bill Gates, riuscire ad avere un vaccino in 18 mesi sarebbe un vero record, oltre che un risultato straordinario, per l’intera comunità scientifica.
Bill Gates spiega infatti che in media servono almeno 5 anni per sviluppare un nuovo vaccino che rispecchi i due criteri cruciali: sicurezza ed efficacia. Non solo deve proteggerci dalla possibilità di contrarre la malattia ma deve anche essere sicuro per le persone.
Un vaccino deve infatti passare per tre fasi di trial ed essere poi sottoposto alla Organizzazione Mondiale della Sanità e varie agenzie governative per l’approvazione. Sarà poi necessario produrlo e distribuirlo in maniera massiva in ogni angolo del globo.
E allora, direte voi, come possiamo fare nell’attesa?
La pazienza è la virtù dei forti
Dobbiamo imparare a essere pazienti.
Siamo cresciuti nell’era del tutto e subito, in un mondo che correva alla velocità della luce. Parlo soprattutto per i ragazzi della mia generazione e di quelle successive.
Probabilmente questo mondo ci sta chiedendo una pausa.
E quando abbiamo più tempo possiamo riflettere con calma, per lo meno a me succede così.
Questa situazione surreale riporta la mia memoria ai ricordi, alle avventure e agli incontri del mio viaggio attorno al mondo.
Ogni volta che mi sforzo a cercare una risposta, una soluzione alternativa per come superare positivamente questa quarantena senza diventare matto, vedo davanti a me, come fosse un ologramma, David Mzee, il protagonista del mio primo episodio.
David è il primo uomo ad essere tornato a camminare dopo essere rimasto paraplegico per più di 10 anni grazie ad un esperimento innovativo.
Lui è la prova esistente che l’evoluzione della medicina e della ricerca sono dalla nostra parte e ora più che mai confido nella scienza e soprattutto nella collaborazione di tutte le menti più brillanti per trovare il vaccino.
Questa è la più grande occasione che la storia ci ha mai dato per sentirci “umani” e non italiani, francesi, inglesi, americani ecc..
Ma la storia di David Mzee nasconde anche un altro retroscena, uno di quegli episodi a cui fai davvero fatica a credere.
David sarebbe potuto tornare a camminare un po’ prima ma ha posticipato l’inizio della sperimentazione perché la sua squadra stava disputando il campionato europeo di rugby su sedia a rotelle e aveva bisogno di lui.
Spero che David sia di esempio a tutti noi. Se lui è riuscito ad anteporre un bene collettivo a qualcosa di immensamente più grande come tornare a camminare, allora tutti noi possiamo avere un po’ di pazienza e pensare che c’è bisogno dell’aiuto di tutti.
Ignoriamo ogni fake news di complotti surreali e confidiamo pienamente nella scienza.
La scienza è il nostro miglior strumento ma dobbiamo dare alla comunità scientifica il tempo necessario.
Come possiamo farlo nel nostro piccolo?
Rispettando quello che ci viene chiesto di fare perché oggi più che mai siamo tutti parte di una grandissima squadra che sta giocando la sua partita più lunga e per vincere c’è bisogno di tutti.