
Imprenditoria e sostenibilità con Lorenzo Valentini
Sono convinto che la felicità passi anche dal rapporto tra l’essere umano e la natura. Ne ho parlato con molti dei personaggi intervistati. Dall’intervista con Kabir Bedi nell’affollata e rumorosa Mumbai, alla solitudine di Mauro Morandi sull’isola di Budelli.
Cercare di ridurre l’impatto ambientale dei miei spostamenti e la foresta di Progetto Happiness in collaborazione con Treedom sono solo alcune delle azioni messe in campo con Progetto Happiness per provare a dare un aiuto e un sostegno concreto al pianeta.
Il tema della sostenibilità è sempre più centrale e la mia curiosità mi impone di analizzarlo sotto ogni angolatura.
Dopo aver parlato di Turismo Sostenibile con Teresa Agovino, è arrivato il momento di approfondire con te un altro aspetto.
Insieme a Lorenzo Valentini, di cui ti avevo parlato nella lista dei migliori green influencer italiani, parleremo di imprenditoria sostenibile.
Cosa significa azienda sostenibile? Quando un imprenditore, le sue idee, la sua vision, sono sostenibili?
Lorenzo Valentini: l’imprenditore sostenibile
Ciao Lorenzo, grazie per aver accettato di condividere la tua esperienza. Puoi raccontare brevemente a chi non ti conosce chi sei e di cosa ti occupi?
Ciao a tutti! Sono Lorenzo Valentini e la mia grande passione è quella di aiutare imprenditori, professionisti e chiunque abbia una passione a trasformarla in un ecosistema straordinario. Un sistema che restituisca energia e risorse in abbondanza alla comunità e al pianeta.
Le uniche parole che riescono a descrivere al meglio il mio lavoro sono due: growth strategist, cioè stratega della crescita.
A 20 anni sono diventato imprenditore e nel 2014 anche il CEO di Bioapi, la prima azienda apistica insieme ad altre 4, ad aver aderito al biologico in Italia circa 30 anni fa. Con numerosi progetti attivi nel mondo come Agronomi senza Frontiere e il Resilient Bee Project, la prima associazione in Italia di tutela delle api selvatiche.
Imprenditoria Sostenibile: cosa significa veramente
Benissimo… Grazie mille! Sono sicuro che mi aiuterai a fare un po’ di chiarezza sull’argomento imprenditoria e sostenibilità… Partiamo dalla prima domanda: cosa significa imprenditoria sostenibile?
Ti ringrazio molto per la domanda. Ti rispondo in modo secco e preciso: significa comportarsi semplicemente secondo natura. Come fare un qualsiasi altro sistema complesso, come un ecosistema.
In questo momento storico quando la maggior parte delle persone parla di sostenibilità vuole in realtà indicare solo una parte di essa: l’ecosostenibilità o sostenibilità ambientale.
In realtà se ci pensiamo un attimo, quando possiamo dire che un’azienda o una persona è sostenibile? Quando spreca meno plastica? Non credo basti.
Quando chiude l’acqua del rubinetto per lavarsi i denti? Non basta.
La risposta è secondo me molto più semplice. La vita di una persona o di una azienda è sostenibile quando è in equilibrio. La sostenibilità è una scienza dei sistemi complessi, quindi è olistica ed interconnessa. Ma semplicemente perché la natura lo è.
Non si possono trattare i problemi complessi con soluzioni semplici e preconfezionate ma vanno trattate in modo ecosistemico. Contestualizzando e aggiustando sempre il tiro in base ai feedback che riceviamo.
La natura stessa [compreso noi stessi essendo natura] lavora per feedback. Una impresa che vuole essere davvero sostenibile deve fare in modo di mettere in piedi un metodo, un modello di business non solo a livello produttivo ma anche comportamentale più in linea con ciò per cui siamo nati. Con ciò che è scritto nel nostro codice genetico.
La sostenibilità non è data da quanto trattiamo bene il nostro pianeta ma dall’equilibrio tra la sfera economica, sociale ed ambientale.
Per fare un esempio concreto: se la mia azienda produce una t-shirt con un processo produttivo e materiali ecosostenibili ma chiede alle future dipendenti durante il colloquio di assunzione se vorranno o no avere dei figli, l’azienda è sostenibile?
Per come la vedo io assolutamente no. Perché stiamo coltivando un sistema che non solo genera dolore e frustrazione nelle persone che lo subiscono nell’immediato, ma nel lungo periodo porterà problemi anche all’azienda. Proprio perché è un sistema che spreca troppa energia. Non è in linea con le strategie di sopravvivenza che utilizzerebbe la natura.
Per questo talvolta è sbagliato parlare di sostenibilità come un obiettivo che possiamo raggiungere. Dire “quella azienda è sostenibile si o no” è sbagliato proprio da un punto di vista strutturale.
La sostenibilità è un processo evolutivo grazie al quale un sistema complesso cerca naturalmente l’equilibrio. Ecco la risposta più semplice che mi è venuta in mente!
Quali caratteristiche deve avere una impresa sostenibile?
Prima di tutto le persone che la portano avanti devono aver fatto e fare in questo momento un percorso di consapevolezza.
Un imprenditore che vuole aprire una azienda deve partire da ciò che lo fa stare bene e lo riempie di energia positiva, altrimenti creerà inevitabilmente un ecosistema malato. Inoltre lavorare solo per soldi oggi non è più possibile. Perché è proprio grazie all’energia che trasmetti lavorando con le tue passioni che creerà i presupposti per fare soldi. Senza quella oggi non si fa nulla.
Perciò la prima caratteristica di una impresa sostenibile è la passione. Senza passione non si potrà mai avere risultati positivi nel lungo periodo. Ma per un semplice fatto. Che la nostra passione, a livello psicologico, altro non è che la nostra missione. Ma la vedremo tra poco 😉
La seconda è avere visione. Ognuno di noi ha dentro di sé un’immagine di se stesso, del come vorrebbe essere. La Vision altro non è che il perché fai quello che fai. Ed avere una vision è fondamentale. Sai perché? Perché ci permette di fare focus, di ottimizzare tutte le nostre forze in un’unica direzione. Riducendo così gli sprechi e la dispersione di energia [l’entropia].
La Mission è altrettanto fondamentale e se mentre la vision è il perché fai quello che fai, la mission è il come vuoi raggiungerla. Ma se ci pensi bene già ne abbiamo parlato. Perché cosa è per ognuno di noi una passione se non il mezzo grazie al quale vogliamo raggiungere la nostra visione delle cose? Il nostro “io ideale”?
Una azienda che vuole essere sostenibile deve avere consapevolezza delle strategie della natura ed utilizzarle per ottimizzare e rigenerare le risorse. Quando dico ai miei clienti o follower che devono diversificarsi non è perché è l’ultima trovata che funziona nel mercato. Ma è perché noi siamo natura, noi siamo biodiversità ed è per questo che dobbiamo adoperare la biodiversità come leva al successo.
Se non ti diversifichi non emergi. Vedo tante persone e professionisti entrare nelle stesse nicchie di tanti altri loro competitor. Magari all’inizio andrà bene, soprattutto nelle prime fasi di crescita di quell’ecosistema, di quel settore soprattutto se emergente, ma quando poi crescerà inizieranno a scarseggiare le risorse. E mentre i tuoi competitor avranno magari puntato su ciò che li rende unici e diversi, tu li avrai seguiti e copiati. Ma la domanda è: chi è più bravo di te a fare te? Allora non provare mai ad essere qualcun altro.
Sostenibilità e imprenditoria in Italia: la situazione
Qual è la situazione in Italia sotto questo punto di vista?
Fai come ti dico, sono anni che gestisco questa azienda! Lo saprò come funzionano le cose! Sono anni che la mia azienda sta nel mercato! Purtroppo penso che uno dei più grandi problemi della mia generazione sia proprio questo.
Voglio spiegartelo in modo semplice.
Con una metafora.
É come se improvvisamente fossimo entrati in una sala da pranzo dove una volta, messa al centro, c’era una bellissima tavola imbandita. Ma ora davanti ai tuoi occhi puoi notare solo piatti vuoti, ossa e qualche rimasuglio di verdura.
Sia sul tavolo che in terra. Intorno alla tavola ci sono sedute tutte persone sopra i cinquant’anni, con i vestiti sporchi di sugo, carne, pesce e di ogni altra prelibatezza ormai passata.
Vedendoci entrare ci offrono gentilmente di mangiare i pochi rimasugli rimasti in terra. I primi di noi che iniziano a raccogliere qualche rimasuglio vengono subito offesi: guardatevi non siete in grado di mangiare!
Non siete in grado di procurarvi da soli il cibo! Siete solo degli sfaticati! Invece quei pochi di noi che si rifiutano di mangiare vengono subito emarginati, nessuno degli anziani parla con loro, e appena provi a dire qualcosa ti rispondono offesi che non bisogna sputare nel piatto dove si mangia.
Lo so. É una scena un po’ dura.
Ma pensa che questa è la metafora più simpatica che sono riuscito a raccontare per descrivere quello che ha fatto la vecchia generazione al nostro pianeta e alla mia generazione. Di quello che continua a fare tutti giorni da oltre 30 anni.
Però credo sia inutile guardare al passato con rabbia e frustrazione. Perché solo ad una cosa serve il passato.
Ad essere analizzato e migliorato.
Quello credo che manchi ancora alla mia generazione è soprattutto la forza di fare il primo passo.
Di chiudere gli occhi ed andare avanti.
Oggi sono ancora pochi i ragazzi che si sono stufati di lavorare 12 ore al giorno per qualche spiccio, per un capo che li denigra continuamente con le sue richieste ormai obsolete e antiquate. Senza avere, nessuno di noi, una speranza di fare carriera malgrado il quadruplo delle nostre competenze.
E quei pochi invece che hanno avuto il coraggio di lasciare il lavoro per dedicarsi a ciò che amano davvero come studiare, viaggiare, sognare, sperimentare ed essere in relazione gli altri, ancora non hanno creato un vero e proprio cambiamento nel lungo periodo.
Manca ancora lo step successivo. Quello in cui si prende coscienza delle proprie potenzialità, si accetta ciò che è stato e si costruisce un futuro migliore per noi stessi e per tutta la nostra comunità.
Il momento in cui si vive delle nostre passioni e si va insieme verso una nuova era.
Tutto questo era per dirti una cosa precisa. Che ancora in Italia siamo indietro sotto molti punti di vista.
Abbiamo uno dei più grandi patrimoni legati alla biodiversità al mondo e non siamo stati in grado in tutti questi anni di creare un progetto che faccia davvero la differenza.
Per fortuna pian piano stanno emergendo tante persone, soprattutto ragazzi, che hanno una gran voglia di cambiare questo mondo ma mancano talvolta competenze trasversali.
La sostenibilità è evoluzione, e per creare evoluzione all’interno di una azienda servono strumenti imprenditoriali che sappiano cavalcare la complessità. Strumenti che partano dallo studio degli ecosistemi naturali, fino ad arrivare al marketing e alle relazioni.
Ma prima di tutto questo serve una cosa. Serve passione e una visione forte. Una visione che sappia abbracciare e trainare una intera comunità verso un altro modo di concepire la vita. Che sappia inserire l’uomo nel ruolo che gli compete. Non come parte integrante della natura. Ma proprio come natura. Perché noi siamo natura.
Per concludere la risposta alla tua domanda volevo dare un piccolo feedback di esperienza che ho avuto durante il mio lavoro di crescita con le aziende che seguo come consulente. Perché credo che la condivisione sia l’evoluzione dell’insegnamento.
Io non ti insegno nulla perché non esistono esperti ma solo persone che hanno avuto esperienza di un dato processo, in una data situazione, in un dato momento e luogo. Io non faccio altro che condividere le strategie che ho messo in atto e che sono state per me più o meno efficaci.
Quello che voglio condividere ora con te è che quando vado a costruire una vision con un imprenditore sopra i 50 anni di solito lo standard è questo: NOME DELL’ AZIENDA leader nel mondo del settore.
In queste visioni spesso non c’è nessun cambiamento se non quello dell’imprenditore che vuole essere al centro senza nessun altro. Nessuna condivisione o crescita collettiva. Come direbbe Seth Godin, persona dedita al “predominio”.
Invece quando costruisco le vision di aziende giovani, spesso gestite da giovani donne, nella vision c’è sempre al centro un grande cambiamento da portare a tutta la comunità e al pianeta. Una visione che porta miglioramento, crescita e abbondanza a tutti noi.
Ecco perché credo che la direzione che abbiamo intrapreso sia quella giusta. La direzione di riequilibrio dagli squilibri del passato.
Greenwashing: facciamo chiarezza
Negli ultimi mesi si sente tanto parlare di “greenwashing”: puoi aiutarmi a capire veramente cosa significa?
Andiamo insieme a cercare su Google questa parola. Il primo risultato che troviamo è ovviamente quello di Wikipedia.
Recita in questo modo: Greenwashing è un neologismo inglese, che generalmente viene tradotto come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti, che venne instaurata già dagli anni ’70.
Quindi il greenwashing è in se un termine utilizzato per un certo tipo di aziende che si sono posizionate per questo tipo di valore anni fa. Ma in realtà il greenwashing non solo sta trasformando il suo significato ma in questo momento di crescita dell’ecosistema “sostenibilità” è anche assolutamente fisiologico.
Per essere più chiaro, se me lo permetti, vorrei riportare un pezzo di un mio articolo presente nel mio blog.
“Se ci pensi un attimo ogni essere vivente lotta e vive fondamentalmente per una cosa precisa. Sai quale?
Prova ad indovinare. Per cosa lotti ogni giorno della tua vita? Per essere chi vorresti essere. E per essere chi vorresti essere hai bisogno di una cosa fondamentale.
Sai cosa? Di energia. Hai bisogno di mangiare, di relazioni, di respirare e così via.
Quindi riducendo tutto al succo: hai bisogno di risorse per produrre energia, vivere e raggiungere i tuoi risultati.
All’interno di una nicchia ecologica esattamente come in una nicchia di mercato, ci sono persone e aziende che sanno arrivare alle risorse meglio di chiunque altro. Perché hanno delle competenze che gli permettono di farlo in modo più efficace degli altri.
Però gli ecosistemi, come già sai bene, non sono fermi ed immobili. Ma come ogni altra cosa nell’universo sono soggetti a cambiamenti ed evoluzioni continue [grazie all’entropia – alla loro naturale propensione al caos e alla dispersione di energia].
Perché sono sistemi complessi e quindi hanno delle relazioni e connessioni molto profonde con tutto ciò che è all’interno e all’esterno di essi.”
Quindi cosa centra questo con il Greenwashing? Te lo spiego subito.
Quando ci sono risorse per tutti non ci sono problemi dentro una nicchia ecologica. E questo accade soprattutto nelle fasi iniziali di crescita di un ecosistema.
Pensa agli anni ’80 e ’90. Erano anni in cui tutti avevano bene o male un bello stipendio e sopravvivere era, almeno in occidente, abbastanza facile. Ma piano piano che il tempo passa grazie a questo flusso anche il livello si alza.
Sempre più aziende entrano nell’ecosistema a competere per le stesse risorse vendendo gli stessi prodotti e proponendo le stesse soluzioni agli stessi problemi. E per stare nel mercato è sempre più necessario apprendere competenze diverse e talvolta trasversali.
Perché le competenze ci rendono differenti, più resilienti e quindi inclini a sopravvivere. Ma più l’ecosistema si evolve e più si evolvono i valori e le innovazioni in ogni campo. Ed essere pronti ad acquisirle significa essere sempre sulla cresta del cambiamento invece di subirlo passivamente. Basta guardare quello che sta accadendo in Italia alle piccole e medie imprese.
Ma come ogni cosa dobbiamo guardarla da fuori per poterla capire veramente.
Il motivo oggi per cui tante aziende fanno Greenwashing è perché la nicchia sostenibilità è appena nata. Ci sono ancora poche aziende e tante risorse, tanti modi differenti per differenziarsi.
Ma cosa accadrà nel prossimo futuro?
Aspetta che prendo la palla di cristallo.
Eccola! Allora iniziamo!
Prevedo che gran parte di queste aziende se non inizieranno a fare le cose per bene chiuderà i battenti.
Perché Lorenzo pensi questo?
Semplice. Perché man mano che questa nicchia si saturerà bisognerà aumentare le competenze e la qualità per poter sopravvivere.
E solo chi avrà lavorato soprattutto per passione e non per fama o denaro farà allora la differenza.
Questo concetto ha un nome semplice e che avrai sentito migliaia di volte. Si chiama evoluzione.
Quindi per come la vedo io ogni volta che si parla di ecosostenibilità senza tenere conto della complessità in cui si relaziona, si sta facendo greenwashing.
Perché, anche se ora va molto di moda, l’ecosostenibilità è appunto sostenibile se ha anche una sostenibilità di tipo economica e sociale. Ovviamente non tutte le aziende fanno greenwashing allo stesso modo.
Vediamone insieme alcuni esempi.
C’è prima di tutti l’azienda che lo fa in modo inconsapevole. E questa nicchia secondo me è rappresentata dal 90% delle piccole e medie aziende o progetti fatti di giovani con valori forti e differenzianti. Per questo tra tutte le tipologie che vedremo questa è quella che stimo di più. Perché l’impresa, non conoscendo i processi chiave per costruire una azienda veramente sostenibile, lavora solo su piccoli dettagli di ecosostenibilità dei loro prodotti e servizi. E malgrado spesso queste persone abbiano valori veramente legati alla sostenibilità non stanno ‘raccontando’ nulla di diverso rispetto agli altri competitor nel mercato, se non per aver sprecato il 3% in meno di plastica nel loro packaging. Quindi nei valori ci siamo ma ancora poco a livello strutturale.
Poi invece c’è l’azienda che lo fa in modo consapevole e questo insieme è rappresentato soprattutto da grandi aziende. Soprattutto imprese che negli anni passati hanno progettato e gestito il loro ecosistema in modo poco sostenibile. Questi invece li odio 😛 Sono le aziende che intendono posizionarsi nel mercato sostenibile ma vogliono puntare alla massa. Che hanno un focus non sull’ambiente ma verso una notorietà ‘veloce’ del brand e il profitto. Si riconoscono subito perché spesso hanno un ottimo livello di comunicazione, semplice e ricco di parole chiave che piacciono un po’ a tutti. Ma spesso peccano di una cosa.
Prova ad indovinare di cosa sto parlando? Della chiarezza e della profondità.
Spesso non descrivono mai i processi chiave dove veramente fanno la differenza e rimangono sempre sul vago. Con comunicazione spesso emozionale. Addirittura a volte mi è capitato di non capire bene che prodotto stessero realmente vendendo per quanto fossero vaghe le loro parole.
Purtroppo non è sempre semplice riconoscere queste aziende perché richiede una conoscenza, talvolta importante, del settore in cui operano e quali sono i flussi del loro lavoro.
Io per esempio conosco molto bene la nicchia di apicoltura e devo dire che è forse una delle peggiori in questo momento. Soprattutto perché l’ape è un animale simbolo universale della biodiversità e la nostra sopravvivenza è strettamente legata alla loro. Quindi ‘questa storia’ si presta bene ad essere venduta in mille modi differenti. Molti dei quali davvero truffaldini.
Identikit dell’imprenditore sostenibile
Uno dei tuoi obiettivi è “formare una nuova classe imprenditoriale”: a tuo avviso quali sono le competenze che deve sviluppare un imprenditore sostenibile?
Ti ringrazio della domanda perché è davvero fondamentale.
Cosa sono le competenze?
Ogni tanto sicuramente ti sarai fatto questa domanda. Le competenze sono i nostri strumenti per la vita. Grazie ai quali riusciamo a differenziarci, raggiungere meglio le risorse e a sopravvivere. É un pò come una cassetta degli attrezzi. Appena hai un bullone da svitare [un problema] puoi tirare fuori la chiave inglese giusta [la competenza].
Perciò di quali competenze necessita un imprenditore?
Tutte sono necessarie e non necessarie. Più ne ha e più avrà consapevolezza della complessità.
Pensa di trovarti all’interno di un museo e al centro della stanza hai un vaso in terracotta con un pittogramma disegnato tutto intorno. Le competenze ti permettono di vedere lo stesso identico vaso da più punti della stanza. Ti permettono di guardare oltre e percepire tutto come un insieme. Ti permettono di percepire le relazioni che ci sono tra tutti i sistemi e di comprenderne il funzionamento.
Quindi le uniche che consiglio di avere come base sono:
- funzionamento di sistemi complessi ed ecosistemi naturali
- comunicazione, brand positioning e marketing
- ottimizzazione delle risorse ed energie grazie al design e progettazione
- tutto quello che riesci ad imparare al di fuori del lavoro specifico che vuoi f.are
E l’ultima competenza, la più importante, è quella di allenarsi ad essere connessi con il piacere.
Solo se saremo connessi con ciò che amiamo ogni giorno della nostra vita [e non lo dico solo per dire], allora saremo in grado di intraprendere imprese straordinarie. Perché il piacere è strettamente connesso con la nostra identità e missione di vita. Il segreto è quello di fare ciò che ci piace all’ 80% ed imparare a trovare nell’altro 20% che non ci piace delle cose che ci piacciono.
Ma se arriverai a quel punto ti sarai già innamorato/a del processo e meno dei mezzi che hai a disposizione per raggiungere il successo che desideravi. Ed è allora che sarai già un uomo o donna di successo.
Sostenere un’impresa sostenibile
Per noi consumatori, invece… come possiamo verificare che un prodotto o un’azienda siano davvero sostenibili?
Non è possibile.
Lo sai qual è una delle più grandi strategie di sopravvivenza utilizzate dall’uomo?
La relazione.
Prima cacciavano e vivevamo in modo solitario o in piccolissime comunità di cacciatori-raccoglitori.
Poi abbiamo compreso che era molto più vantaggioso collaborare con altre persone per procacciarsi le risorse. Ci siamo trasformati da homo faber a homo suadens. Da uomini che lottano tra di loro, a uomini che trovano accordi e collaborazioni per sopravvivere. Tutto questo discorso era per dire una cosa precisa.
Sai quale? Che la fiducia è alla base di ogni rapporto.
Se c’è uno scambio allora siamo in relazione altrimenti stiamo parlando di un triste monologo. Cosa è un altruista se non un egoista che trae piacere dal donare piacere?
Il segreto è trovare l’equilibrio senza giudicarsi troppo. E lo dico perché l’ho fatto per tanto tempo 😉
Quando compriamo dobbiamo avere fiducia nelle aziende da cui compriamo. Possiamo informarci e sicuramente acquistare da aziende con certificazioni aiuta a scegliere in base ai nostri valori. Ma ciò che la natura mi insegna è che quando una cosa non serve più allora si estingue. E quindi la fuffa essendo inutile nel lungo periodo si estingue sempre.
L’unico consiglio che mi sento di dare in base alla mia esperienza è quello di ascoltare persone o aziende che non parlano di tutto. Ma che trattano settori specifici di cui hanno esperienza, soprattutto reale e tangibile.
Perché una azienda o influencer che fa greenwashing difficilmente potrà essere precisa e puntuale in ogni aspetto. Perché se lo facesse andrebbe a svelare il trucco, il tappeto sotto il quale ha nascosto tutta la sua sporcizia.
E attenti alle aziende che parlano solo di ecosostenibilità. Perché facendo leva solo su questo ambito dimostrano che non hanno nulla da raccontare di positivo a livello sociale ed economico. Ovviamente prendete le mie parole come ispirazione e non come verità.
L’unica verità è per me: testate, testate e testate tutto ciò che vi viene detto. É l’unico modo secondo me per avere una vita autentica e di grande valore. Anche e soprattutto quando le informazioni ve le dico io.
Come possiamo supportare un’azienda sostenibile: semplicemente comprando un nuovo prodotto o ci sono altre modalità?
Ovviamente esistono tantissime modalità.
Sicuramente acquistare un prodotto che è stato progettato e appunto prodotto per rigenerare l’ambiente e le comunità è un passo davvero importante.
Lo è anche adottare alcuni abitudini è fondamentale.
Solitamente i consumatori pensano che grazie ai loro acquisti cambieranno il mondo e le aziende pensano che grazie ai loro prodotti potranno fare davvero la differenza.
Credo che la verità sia proprio nell’equilibrio tra queste due realtà.
Anche se oggi una azienda con i mezzi che ha può avere un potere esponenziale rispetto ad un consumatore. Ma mi servirebbero altre tre pagine per spiegare la mia tesi e non è forse questo il luogo adatto. Sicuramente posso dirmi davvero fortunato perché sono figlio di due persone che parlavano e facevano sostenibilità già 30 anni fa. E allora venivano costantemente prese per in giro ogni giorno della loro vita.
Oggi i settori che hanno contribuito a creare sono forse tra i più redditizi e fiorenti del 21esimo secolo. Io semmai ho dovuto fare un percorso a ritroso e cercare ciò che mi piaceva prima di trovare ciò che era sostenibile. Perché in una famiglia in cui vieni giudicato se non fai scelte etiche è difficile a volte trovare la tua strada. In ambienti rigidi lo è sempre. Ora dopo tanti anni finalmente sono riuscito a trovare l’equilibrio.
Personalmente credo sia efficace anche finanziare direttamente progetti e aziende che sono davvero innovative. Che non hanno paura di innovare e di raccontare un mondo differente. Oppure a volte una strategia che utilizzo è quella di mettere le mie competenze a disposizione, anche gratuitamente, per progetti che credo abbiano un vero impatto positivo su tutta la comunità.
Purtroppo credo che abbiamo perso un metodo che anticamente era straordinario. Sai di cosa sto parlando? Del mecenatismo.
Mettere le proprie risorse ed energie al servizio della collettività. Credo non ci sia nulla di più sostenibile.
Lo sai perché? Perché è esattamente come la natura farebbe. E non per essere prolisso: ma noi siamo natura.
Consigli di lettura sostenibile
Per chi volesse avvicinarsi al tema sostenibilità, quali letture ti senti di consigliare?
Inizierei leggendo libri che in molti non riconducono al mondo sostenibilità ma invece ne sono proprio il fulcro di pensiero [inserisco i libri in ordine casuale e non di importanza]:
- Il linguaggio del cambiamento di Paul Watzlawick
- Verso un’ecologia della mente di Gregory Bateson
- Disobbedienza civile di Henry David Thoreau
- Vita nel bosco di Henry David Thoreau
- Il richiamo della Foresta di Jack London
- Oltre se stessi di Giorgio Nardone
- Armi acciaio e malattie di Jared Diamond
- Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere di Jared Diamond
Ce ne sono altri mille straordinari ;-P
Invece a tema ecologia ed ecosostenibilità consiglio di leggere:
- L’era dello sviluppo sostenibile di Jeffrey D. Sachs
- The Regenerative Business – Carol Sanford (EN)
- Fondamenti di Ecologia di Odum e Barrett
- Intelligenza ecologica di Daniel Goleman
- Regenerative Leadership: The DNA of life-affirming 21st century di Giles Hutchins e Laura Storm (EN)
Ce ne sono altri mille straordinari.
Invece se me lo permetti a tema crescita aziendale consiglio:
- Designing Brand Identity di Alina Wheeler (EN)
- Le armi della Persuasione di R. Cialdini
- Pre-suasione di R. Cialdini
- How to style your Brand di Fiona Humberstone (EN)
- Brand Brilliance di Fiona Humberstone (EN)
- La mucca viola di Seth Godin
- Questo è il marketing di Seth Godin
- Diffusion of Innovations di Everett Rogers (EN)
Ce ne sono altri mille straordinari.
Ovviamente ce ne sarebbero migliaia di altrettanta importanza, ma sarebbe ingiusto elencarli dandogli poco valore.
Preferisco pochi ma buoni.
La ricetta della felicità per Lorenzo Valentini
Domanda finale a cui nessuno può sfuggire… Che cos’è per te la felicità?
Questa è la domanda che ho sempre avuto nella mia testa. Tutti i giorni della mia vita fino a qualche anno fa.
Mentre prima non avrei saputo darti una risposta ora invece è chiara e nitida nella mia testa.
La felicità è l’essere chi si desidera di essere senza limitazioni. Essere nel flusso delle cose.
Pensiamo ad esempio ad un lupo. Lui è esattamente ed inconsciamente ciò che desidera essere. Non può decidere di essere ciò che non è e quindi anche il suo comportamento segue il flusso di ciò che è.
Invece noi esseri umani abbiamo un piccolo problema. Abbiamo la possibilità di essere anche ciò che non desideriamo essere. Soprattutto quando facciamo entrare la razionalità in cose che non le competono. Come per esempio quando cerca di controllare la nostra sfera emotiva. Le nostre paure o i nostri desideri. Quando questo accade, il nostro sistema piano piano entra in squilibrio. Perché c’è un impedimento a ciò che ci fa stare bene, che ci permette di essere ciò per cui siamo nati.
Ecco perché ci troviamo in gran parte in questa situazione disastrosa a livello sociale, ambientale ed economico. Perché sono anni che non stiamo andando nella direzione che abbiamo scritto nel nostro codice genetico. Ma se il lupo è ciò che desidera essere, noi cosa desideriamo essere? Io desidero essere ciò che sono: un sistema complesso adattivo.
Voglio essere in relazione con le persone, voglio fare la differenza imparando dall’esperienza, voglio competere ogni giorno ma non per sottomettere gli altri ma per migliorarmi costantemente. Voglio innamorarmi e crescere, voglio essere qui e ora davanti al mio macbook a scrivere questa intervista. Voglio guardarmi indietro e vedere una persona peggiore di quella che sono oggi.
Perché se ci pensi un attimo cosa è la sostenibilità? Cosa rende una vita davvero sostenibile?
La felicità. Ora se me lo permetti ti faccio io una domanda a cui puoi non rispondere.
Secondo te una vita senza felicità può essere davvero sostenibile?
Lascio ad ognuno di voi la risposta.
Grazie davvero per avermi permesso e chiesto di raccontare le mie esperienze e poterle condividere con tutti voi.
Soprattutto con persone che hanno una grandissima missione. Appunto essere felici.