La valle dell’hashish: Ketama
In Marocco esiste una valle dalla quale parte il commercio mondiale di hashish: la valle del Ketama!
È un business da miliardi di euro, ma io voglio incontrare chi sta alla base di questa piramide: i coltivatori di mariuana.
Sono riuscito a convincere due ragazzi a portarmi nei loro terreni e spiegarmi come funzionano la coltivazione di marijuana e la trasformazione in hashish. Buona visione!
E se non potessimo avere una scelta?
Ketama. Centro-Nord del Marocco, ai piedi della catena montuosa del Rif.
2.000 abitanti, perlopiù famiglie discendenti delle antiche tribù berbere che vivono di agricoltura, pastorizia, ma soprattutto grazie alla produzione della cannabis.
Provate a immaginarvi distese chilometriche di piante di marijuana.
Questa non è una provocazione, questa è la valle del Ketama.
Mi sono recato qui durante il mio ultimo viaggio in Marocco, guidato dalla curiosità e dal brivido dell’avventura, per osservare da vicino la vita di chi sta alla base di un business mondiale miliardario.
Qui ho conosciuto “Paolo”. Abbiamo deciso di chiamarlo così per proteggerlo.
“Paolo” è un ragazzo di circa 25 anni, la cui ricetta della felicità è molto semplice: tornare a casa, vedere i genitori felici e trascorrere con loro bei momenti insieme.
“Paolo”, agli occhi del mondo, è un criminale, un ingranaggio di un business illegale.
Eppure, “Paolo”, dal suo punto di vista, è semplicemente un agricoltore che coltiva la terra per procurarsi da mangiare per sé e la sua famiglia.
Perché Paolo non ha avuto scelta.
“Qui tutti coltivano la cannabis. In Paese trovi persone che hanno 100 anni e vivono da sempre con i ricavi delle loro coltivazioni. E lo stesso vale per i loro figli. E i figli dei loro figli”, mi spiega.
Sono arrivato qui con la mia telecamera pensando di documentare un grande business illegale, invece, per questi ragazzi questo è l’unico lavoro possibile. L’unico Mondo possibile.
Nessun dubbio su quale abito indossare, nessuna riflessione su quale università poter scegliere, nessuna ansia da primo giorno di lavoro. Nessun desiderio di viaggiare o di fuga, nessun sogno di diventare un medico, un astronauta, un pompiere…
365 giorni all’anno, identici l’uno con l’altro, dedicati a ottenere il massimo dai loro campi.
Per loro questa è l’unica strada possibile.
Ecco perché, l’unica riflessione che sento di fare oggi è questa: se fosse la possibilità di scegliere il primo vero ingrediente della ricetta della felicità?