
Valeria Margherita Mosca: amare la natura
Nel nuovo appuntamento della rubrica Storie di Creator, oggi incontriamo Valeria Margherita Mosca.
Molti di voi l’hanno conosciuta per la prima volta nel suo ruolo di mia fidata guida all’interno della foresta dove abbiamo trascorso tre giorni completamente isolati dal Mondo.
Oggi, però, ho chiesto a Valeria di raccontare qualcosa in più su di sé ma soprattutto su come possiamo vivere al meglio e riscoprire il nostro rapporto con la natura.
Nell’introduzione dell’episodio girato insieme ho provato a presentarti ma forse oggi meglio lasciare la parola a te: puoi spiegarci meglio e raccontare alla community chi è Valeria?
Sono una guida ambientale, una forager, una ricercatrice e mi piace definirmi anche attivista perché cerco di plasmare sempre la mia mente, e perciò le mie azioni, in una forma di cooperazione con ciò che sta intorno a me, che siano esse persone, luoghi o concetti, con una preferenza innata per l’ambiente naturale e la sua tutela.
La Storia di Valeria Margherita Mosca
Come sei diventata la Valeria di oggi, qual è stato il tuo percorso?
La passione per il foraging è stata una diretta conseguenza della mia passione snaturata per la natura ( scusa il gioco di parole ) e tutto quello che esiste la fuori e al di la dell’esistenza e pratica umana.
Fare questo lavoro mi regala ogni giorno la possibilità di essere davvero “connessa”.
Sentirmi parte dell’ambiente naturale mi aiuta a capire meglio della dinamiche che ritengo davvero fondamentali per la crescita personale di ognuno di noi.
Mi ha reso responsabile nei confronti delle vere necessità. Insomma , con i piedi per terra. Inoltre riportare la fatica nella nostra esistenza e comprendere i limiti che esistono sul nostro pianeta credo sia qualcosa di molto sano al giorno d’oggi dove siamo abituati a ritenere casa le mura del nostro appartamento.
Io, al contrario, sono sempre stata abituata a vivere la fuori, nella natura, fin da bambina, per coincidenze familiari sono cresciuta cosi.
Mia nonna, che mi ha cresciuto, era davvero una specie di sciamana raccoglitrice Sami (una tribù nomade del nord Europa che venera e celebra la natura in ogni sua forma ).
Poi durante l’adolescenza, con la scuola, gli amici e nuove dinamiche di vita, ho passato un periodo a vivere diversamente, diciamo in un modo più cittadino.
Dopo qualche mese ho iniziato a sentirmi turbata, in panico. Non riuscivo a stare bene in quella dimensione e quando stavo in mezzo alla natura non era più come poco tempo prima .
Provavo un senso di disperazione senza il tempo passato nell’ambiente naturale. Come se fosse davvero difficile trovare un punto di riferimento o sentirmi tranquilla. Sentivo mancare un senso di stabilità, riuscivo a sentire solo quello falso che ci regala la vita materiale e cittadina a cui siamo abituati, piena di cose da avere e da fare e a cui in pochi mesi mi ero assuefatta.
L’ho capito e ho fatto un grandissimo lavoro su di me, riappropriandomi della mie priorità e seguendo il mio istinto e i miei sogni.
Avevo circa 17 anni e per me è stato un momento di grande sofferenza ma fondamentale. Piano piano “la fuori” è tornato ad essere “la mia casa” e ora il senso di stabilità , di equilibrio e di benessere lo trovo quando sono in mezzo a una foresta, su un passo di alta montagna , dispersa in qualche angolo incontaminato.
Tutto ciò mi ha reso più pratica, più forte, più concreta, più semplice, più immediata. Più felice.
La natura mi insegna ogni giorno e mi ha insegnato a vivere e a comprendere l’esistenza.
Wood*ing Food Lab
Da quando Wooding, il food lab che ho fondato e che oggi dirigo, è partito, ho avuto chiare anche le mie priorità lavorative: fare qualcosa che mi permettesse di vivere tranquillamente (anche economicamente parlando), che mi facesse sentire me stessa e che fosse utile al pianeta.
Diversamente non avrebbe avuto senso. Perciò ho iniziato con un periodo, anche piuttosto lungo, di enormi sacrifici e di studio che mi ha portato dove sono ora e che ha portato alla concretizzazione di wood*ing wild food lab che ora esiste da 12 anni.
Wooding svolge al 60% ricerca sui temi che trattiamo in collaborazione con altri enti, enti pubblici come Ersaf e Università di tutto il mondo.
Da questa attività di ricerca sono nate poi attività più divulgative come le attività degustative legate all’alta gastronomia e miscelazione (io personalmente ho lavorato a lungo anche in cucina in ristoranti di alto livello, a volte gratis , per approfondire la mia preparazione nel campo dell’alimentazione) e abbiamo aperto a Milano wooding bar, un temporary legato alla degustazione della nostra filosofia di cucina e miscelazione che poi si è spostato a Courmayeur per un periodo e che ora è richiesto un po’ ovunque ( stiamo decidendo i prossimi passi), le attività di formazione sia professionale che amatoriale e quelle di R& D e consulenza per aziende .
Abbiamo anche tantissimi progetti istituzionali per me molto importanti e davvero interessanti come ad esempio, “Thinking like a forest”, il nostro progetto di recupero e salvaguardia degli alpeggi montani e dell’introduzione del foraging nelle scuole come materia vera e propria negli ambiti montani dove il territorio e la sua salvaguardia devono diventare una vera risorsa rispettata o “Eat your tree”, un progetto più giocoso, attraverso il quale insegnare a scegliere per natale un abete sostenibile vero e poi insegnare a tenerlo in vita fino all’anno seguente e per quelli a venire approfittando di alcune sue parti.
L’alimentazione del futuro: cosa aspettarci
Sembra evidente che l’alimentazione è sicuramente uno dei temi più importanti per la tua vita 😊 Posso chiederti qual è oggi lo stato dell’arte? Quanto dobbiamo preoccuparci per quello che succede intorno a noi? Quali trend possiamo notare?
Abbiamo davvero tante opzioni oggi, parlando di alimentazione, forse troppe e forse troppo riferite al nostro benessere personale e poco al benessere ambientale e del pianeta. Io personalmente non mangio carne, cerco di scegliere nella maniera più critica possibile la materia di cui mi cibo ( non sono una santa) e cerco di annullare il più possibile la crudeltà alla base delle mie scelte. Credo che l’ingrediente fondamentale che dovremmo tenere in considerazione nei nostri menu sia LA RESPONSABILITA’.
L’Arte del Foraging
Uno dei tuoi “cavalli di battaglia” è l’arte del foraging, che tra l’altro è il titolo di uno dei tuoi libri. Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta?
Il foraging è l’arte di saper riconoscere, raccogliere e utilizzare cibo selvatico vegetale adatto al nutrimento umano. Io ho teorizzato, almeno in italia/ europa, il concetto di foraging conservativo che si basa sulla raccolta solo di piate invasive o infestanti, che danno fastidio all’ambiente stesso, che sono state portate dall’uomo nell’ambiente naturale e che creano danni alla biodiversità. Raccogliendo queste specie possiamo essere cooperativi nei confronti dell’ambiente naturale e quindi fare un passo più in la della mera sostenibilità ( essere sostenibili significa SOLO essere sopportabili )
L’Arte del foraging di cui abbiamo parlato è solo uno dei libri che hai scritto… quali consigli di lettura ti sentiresti di dare a chi si affaccia per la prima volta a questi argomenti?
Consiglierei prima di tutto di leggere testi che possano aiutarci a cambiare la nostra forma mentis come ad esempio quelli dei primi ecologisti come Thoreau, Muir , Leopold.
Ad esempio Andare in montagna è tornare casa, Pensare come una montagna, Tutto ciò che è libero e selvaggio, Walden, Una tempesta di vento nella foresta, un’estate sulla Sierra. Fatto questo passerei a dei manuali più pratici, come il mio “Imparare l’arte del foraging” o uno dei miei prossimi (nel 2023 usciranno tre miei nuovi libri : ) ), ad esempio la guida sul foraging conservativo.
Inoltre qualche consiglio lo avete dato anche voi nella vostra rubrica Happy Books
Se mettessimo da parte per un secondo la tutela ambientale , quali sono le tue altre più grandi passioni?
L’esplorazione, in tutti i sensi, fare sport outdoor ( adoro arrampicare, l’alpinismo e fare surf ) e la meditazione.
La ricetta della felicità per Valeria Margherita Mosca
Infine, per chiudere, la domanda che non può e non deve mai mancare… che cos’è la felicità per Valeria?
La felicità per me assomiglia alla sensazione che provo quando sto in cima a una montagna o nel mezzo di una foresta, la sensazione di non avere bisogno di nient’altro, di esser presente in quel momento al 100% e di essere ridotta ai minimi termini, e poi e soprattutto è la sensazione che scaturisce dal riuscire e camminare sul filo sottilissimo che corre e sta tra la libertà estrema e incondizionata e il senso di responsabilità che scaturisce dal sentirsi grati di appartenere a qualcosa o a qualcuno .