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Turismo accessibile: ne parliamo con Giulia Lamarca

giulia lamarca, intervista sul turismo accessibile

Durante il viaggio di Progetto Happiness ho parlato spesso dell’importanza del turismo sostenibile e di ridurre il nostro impatto sull’ambiente che ci circonda.

Esiste però un altro argomento che mi sta particolarmente a cuore ed è quello del turismo accessibile.

Se non ne hai mai sentito parlare, per turismo accessibile si intende “un’insieme di strutture e servizi messi a disposizione di persone con disabilità o bisogni speciali in modo che possano godere della possibilità di viaggiare, alloggiare e prendere parte ad eventi senza incontrare problematiche o difficoltà in condizioni di autonomia, ma anche di sicurezza e comfort” (fonte: turismoaccessibile.eu).

Girando per il Mondo ho assistito tanto a situazioni spiacevoli quanto sono stato testimone di comportamenti estremamente virtuosi.

Per affrontare al meglio l’argomento, ho chiesto aiuto a Giulia Lamarca, psicologa, formatrice aziendale e travel blogger.

L’esperienza di Giulia

Ciao Giulia! Grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda. Tengo molto a questo argomento e penso sia fondamentale parlarne con una persona esperta e competente. 

Nel tuo blog My Traverls The Hard Truth che gestisci con tuo marito Andrea scrivi: “Crediamo che le bellezze del mondo debbano essere accessibili a tutti, poiché riteniamo che sia un diritto potersi stupire e gioire di alcune mete”.

Oggi sei diventata l’ispirazione e la motivazione per tanti ragazz@ sulla sedia a rotelle che hanno paura di viaggiare. Come ti senti a essere il loro punto di riferimento?

Sinceramente non lo so.

Sui social mi sento solo la ragazza della porta accanto, un’amica che dà consigli e che forse semplicemente ha il coraggio di rischiare, un po’ per natura un po’ per dovere morale. 

Mi rendo conto di quello che accade negli altri vedendomi più che altro quando li incontro di persona, perché vedo la stima nei loro occhi.

Mi fa strano e allo stesso tempo piacere. 

L’emozione che provo è di essere riuscita a trasmettere un messaggio che ha aiutato qualcuno a fare un passo verso il mondo esterno.

Sono grata a me stessa di aver avuto il coraggio di iniziare questo percorso ma sono ancora più grata per la fiducia che le persone hanno riposto in me. 

Quello che dico sempre è che io non sono nessuno, ma allo stesso tempo tutti siamo qualcuno. 

Nel senso, siamo persone comuni che cerchiamo di fare cose comuni ed è questo che è straordinario. 

Hai viaggiato tantissimo in questi ultimi anni. Qual è il paese più accessibile che tu abbia mai visitato? Hai un aneddoto legato a quel posto?

Credo proprio il Giappone, dovessi fare una somma di tutto, trasporti, attrazioni, hotel ecc… 

Beh ricordo, che una volta era rotto il montascale in una stazione di Tokyo, non ho nemmeno fatto in tempo ad accorgermene che sono arrivati intorno a me 5 persone che mi supplicavano di aiutarmi a fare le scale…. 

Io ero senza parole, mai visto qualcuno rendersene conto prima di me né persone che davvero, in modo spontaneo e voglioso, volessero così tanto riparare ad una mancanza. 

Mi ha fatto star bene e sentire accettata, penso che abbia vissuto la sensazione di come fosse un difetto condiviso da tutti 

E il meno accessibile anche? Hai anche qui un aneddoto da raccontarci?

Ho un ricordo non tanto piacevole di Londra, per via delle metro. Davvero complicata e piena di scale.

Un aneddoto?

Vi invito a provare a stare nella metro di Londra, che è negli abissi più profondi che abbia mai visto, e di stare alla mia altezza, in carrozzina, ovvero quella di un bambino. Vi giuro che vi sentite soffocare per davvero. 

Io ricordo che non riuscivo davvero a respirare. 

Turismo accessibile in Italia: la situazione

Credo che con questi due aneddoti tu sia riuscita a inquadrare bene i due estremi!

A settembre e ottobre ho avuto la fortuna di attraversare tutto lo stivale (un po’ di corsa nel finale, devo ammetterlo). 

Qual è la situazione del turismo accessibile in Italia? 

Se fossi la “Ministra del Turismo”, quali sarebbero secondo te i primi interventi che apporteresti?

L’Italia per me è un paese davvero poco agibile, colpa dei romani che amavano gradini e ciottoli!

Scherzi a parte, secondo me si potrebbe fare molto di più. 

Se fossi la ministra del Turismo, obbligherei i negozi ad essere davvero accessibili.

Avere le rampe per me dovrebbe essere un dovere.

Le spiagge accessibili dovrebbero aumentare e incentiverei gli hotel a costruire camere accessibili. 

Ad oggi il senso comune è quello di pensare che le persone con disabilità vadano ai musei e ai parchi giochi. Io cambierei proprio le basi di questa forma di pensiero. 

Sono persone come tutti e di conseguenza una vacanza la vogliono vivere facendo le stesso cose che fanno tutti. 

Una colazione, un pranzo, una cena, l’aperitivo, un pub, un’attività sportiva… potrei continuare per ore… 

Ma sono proprio questi servizi ad essere carenti. 

Soprattutto in Italia dove il cibo fa da padrone, non è possibile che i ristoranti, seppur accessibili all’entrata, poi non abbiano i bagni.

Se non c’è un bagno, una persona come fa a continuare a bere e a mangiare?

Tu hai la fortuna di girare il mondo con tuo marito Andrea. In base alla tua esperienza e a quello che hai potuto sperimentare in prima persona, può secondo te un viaggiator@ sulla sedia a rotelle, partire per un viaggio da solo?

Questa è la domanda che mi viene fatta più spesso, sì è fattibile. 

Si può partire da soli, non ovunque questo è sicuro, sconsiglierei di andare in India da soli ad esempio, ma nulla toglie di partire da soli e aggregarsi a qualcuno. 

Credo poco al viaggio in solitaria, nel senso che secondo me il viaggio è fatto di incontri. 

Certo che per una persona con disabilità viaggiare da sola significa che se serve una mano bisogna guardarsi intorno e fidarsi di sconosciuti. 

giulia lamarca pratica sport

Felicità e futuro per Giulia La Marca

Sul tuo meraviglioso blog dici: “Desideriamo creare un movimento globale e creare un cambiamento”. Come immagini la tua vita tra 5 anni?

Tra 5 anni, spero di riuscire a parlare a nome della IATA (l’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo) dichiarando di aver davvero portato un cambiamento sul mondo aereo. 

E poi mi vedo davvero in giro per il mondo, voglio esplorare il più possibile, con questa quarantena l’ho compreso ancora più di prima, penso che il mio posto non sia in un punto fisso ma in giro per il mondo. 

Quindi mi vedo da qualche parte in giro con Andrea che cerchiamo soluzioni per rendere tutto questo più facile a tutti collaborando con le aziende. 

Ultima domanda a cui nessun ospite del Blog di Progetto Happiness può sfuggire. Cosa vuol dire per te essere felice?

Credo che voglia dire meravigliarmi.

Ho iniziato a viaggiare proprio per capire come essere felice, e che cosa davvero volesse dire per me.

Dopo tanti viaggi e ritorni ho scoperto che c’è un elemento comune di sia quando viaggio sia quando sono a casa: la meraviglia.

Nel senso di stupirmi, essere curiosi, guardare, scoprire il mondo, noi stessi e gli altri, questo mi meraviglia.

Grazie mille Giulia per la tua disponibilità! Cercherò di farmi portavoce anche io di questo movimento di cambiamento, così come sono certo lo farà anche tutta la community di Progetto Happiness.