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Cambiare vita è possibile? I consigli di Giovanni Cipolla

cambiare vita è possibile, giovanni cipolla A Pechino col Pandino con un falco

Come faccio a cambiare vita? Dove hai trovato il coraggio di mollare il lavoro e partire per il Giro del Mondo? Come sei riuscito a inseguire il tuo sogno?

Da quando Progetto Happiness è iniziato tanti ragazzi scrivono raccontandomi delle loro idee, dei loro sogni, dei progetti per il futuro.

Spesso mi sento in difficoltà.

Continuo a pensare di essere un ragazzo come tanti, solamente con una incredibile curiosità.

Non so se questo sia stato il solo elemento a spingermi a cambiare vita.

Un’altra cosa è certa: sono una persona che prende sul serio i propri sogni.

Di questo ho parlato tanto con Giovanni Cipolla, aka A Pechino col Pandino, quando ci siamo incontrati a Palermo.

Ho chiesto quindi a lui se potesse aiutarmi a darti qualche consiglio se stai pensando di cambiare vita, se sei insoddisfatto di quello che stai facendo o se senti di aver bisogno di una svolta.

Se non conosci Giovanni, ti basta sapere che nella sua più grande avventura (fino a oggi) ha raggiunto Pechino, partendo da Palermo, via terra, a bordo di pandino salvato dalla demolizione.

Si parte sempre da una vita “normale”

Ciao GiovannI! Grazie mille per avermi dedicato ancora un po’ del tuo tempo! Tanti ragazzi mi chiedono aiuto e forse tu sei la persona più idonea per questo compito! Sono sicuro che la tua storia può essere ricca di spunti di riflessione per tutti i ragazzi che ci leggeranno!

Partiamo dall’inizio. Penso sia importante capire l’origine di ogni cosa. Puoi raccontarci cosa facevi prima di partire per il tuo viaggio?

Prima di partire per “A Pechino col Pandino” lavoravo in un istituto di formazione professionale a Palermo, una scuola superiore, in cui facevo il tutor formativo.

Mi occupavo della gestione delle classi sia dal punto di vista didattico che disciplinare.

Ero sempre presente a scuola, coadiuvavo i docenti nelle valutazioni, mi interfacciavo direttamente con gli alunni e le loro famiglie e mi occupavo di tutto quello che una classe necessitava per il corretto svolgimento dell’anno scolastico.

Nel 2016 mi ero laureato in ingegneria Chimica, ma nel corso degli studi avevo già capito che quella dell’ingegnere non sarebbe stata la mia strada.

Non sapevo ancora cosa aspettarmi ma ero certo che ci sarebbe stato qualcosa di diverso.

Poco dopo la laurea mi si presentò l’opportunità di questo lavoro a scuola e la colsi al volo.

Anche questo sapevo non essere il lavoro della mia vita, ma intanto mi garantiva delle entrate e la possibilità di restare a Palermo, in modo tale da poter fare piccoli viaggi ogni qualvolta se ne presentasse l’opportunità.

Insomma, stavo bene.

Ricordi spesso come l’avventura di A Pechino col Pandino sia nata bevendo una birra al bar. Dalle tue parole mi sembra però che dentro di te sentivi già delle esigenze diverse rispetto al lavoro a scuola o a quelle a cui il tuo percorso di studi ti avrebbe indirizzato…

Come ti ho detto prima ho sempre pensato che avrei fatto altro.

Non avevo le idee chiare ma ero ma ero costantemente pervaso dalla sicurezza che in un modo o nell’altro avrei trovato qualcosa che avrebbe soddisfatto le mie passioni (e che allo stesso tempo mi avrebbe permesso di sostenermi economicamente.

Non ho mai mollato le mie passioni, nemmeno nel periodo universitario.

Già in quegli anni, ad esempio, mi sono interfacciato con il mondo delle startup e della fotografia.

A Pechino col Pandino, panda nel deserto

Cambiare vita: gli ostacoli da superare

Non so se sia capitato anche a te ma credo che una delle cose che più ti colpiscono quando scegli di seguire le passioni siano le reazioni delle persone che ti stanno intorno. Alcuni ragazzi mi scrivono delle difficoltà con genitori e amici anche solo nel raccontare queste idee. Nel tuo caso, chi ti stava intorno come ha reagito quando hai detto: “Sapete cosa c’è, io prendo una Panda e da Palermo viaggio fino a Pechino?”

Sono d’accordo con te!

Partiamo dai familiari: la mia è la classica madre super apprensiva.

Fosse per lei dovrei lasciar stare ogni tipo di viaggio, sempre fonte di pericoli, e vivere la mia vita al sicuro tra le mura di casa.

Così facendo sono convinto che si corra, però, il peggiore dei rischi: quello di non vivere, di non accrescersi come persona e di non conoscere né il mondo che ci circonda né se stessi.

Credo che, ad un certo punto, dall’adolescenza in poi, i propri genitori vadano educati, educati alla propria libertà, gradualmente ma con decisione.

Nel corso degli anni anche in loro maturerà l’idea che la nostra vita è soprattutto nostra e che dobbiamo viverla come meglio crediamo.

Altro capitolo sono gli amici, loro, chi davvero mi conosceva, ha subito intuito che non si trattava solo di chiacchiere da bar.

Immediatamente hanno avuto la percezione che qualcosa di enorme stava nascendo nella mia testa.

Quella che sembrava solo una cosa detta tanto per scherzare e ridere una sera insieme in verità fin da subito per me era qualcosa in cui credevo fermamente e loro lo hanno colto subito.

Molto diversa invece la reazione di chi non mi conosceva bene.

Pensavano fosse quella cosa detta tanto per parlare o fare un po’ lo spavaldo e che si sarebbe dissolta nel nulla.

In realtà chi mi conosce bene sa che prima di fare proclami o sbandierare ai quattro venti le mie intenzioni ci rifletto davvero tanto.

Quando arriva il momento in cui ne parlo significa che sono sicura che la mia idea sia alla mia portata e che farò di tutto per realizzarla.

Ricordo quando alcuni si mettevano a ridere quando raccontavo loro di questo progetto…

Beh, sono proprio queste risate che più di tutto mi motivano.

“Se te lo sto raccontando è perché sono sicuro che, in un modo o nell’altro, ce la farò, costi quel che costi. Se ti dico che la prossima estate arriverò in Cina via terra, vuol dire che io prossima estate arriverò in Cina via terra, a meno di morte o infortuni gravi”.

A tutti gli scettici, a coloro che deridevano la mia idea dicevo sempre: “Dammi il tuo numero di telefono perché ho intenzione di chiamarti da Pechino una volta arrivato”.

Insomma, ero determinatissimo nel riuscire in questa impresa, perché ho una innata passione per questo tipo di viaggi.

La tue parole mi ricordano molto alcune riflessioni fatte con Nicolas Gentile, un ragazzo che ha deciso di vivere con un Hobbit. Nei suoi occhi ho visto la stessa passione che stai condividendo tu. Lui ora si divide tra il suo lavoro e il suo sogno. Nel tuo caso invece, come è cambiata la tua vita dopo a Pechino col Pandino?

Sapevo che se volevo completare un viaggio del genere avrei dovuto mettere in conto fin da subito che il mese di ferie a disposizione probabilmente non sarebbe bastato.

Quindi avevo già dato la precedenza a questo viaggio rispetto al lavoro, ma avrei deciso il da farsi solo quando sarebbe stato il momento.

Momento che arrivò un pomeriggio mentre ero in Mongolia.

Era Settembre e da lì a pochi giorni avrei dovuto presentarmi a scuola per l’inizio dell’anno accademico.

Piccolo problema: io ero 13000 km lontano da Palermo, dall’altra parte del mondo e stavo vivendo il viaggio della vita.

Tutto quello per il quale avevo faticato nei mesi precedenti organizzando il viaggio si stava concretizzando, con risultati ancor più belli delle aspettative.

Decisi quindi di lasciare il lavoro e continuare il viaggio.

Ovviamente la mia decisione fu facilitata dal fatto che, come detto, quello a scuola non era il lavoro della mia vita.

Cosa avrei fatto dopo, una volta tornato, non lo sapevo, ma non era quello il momento di pensarci.

Talvolta dobbiamo vivere a pieno il presente, senza paranoie e pensieri troppo articolati, per goderlo a pieno.

Poi, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista), ho sempre avuto una consapevolezza di fondo che in qualche modo me la sarei cavata.

Ti faccio un esempio.

Una volta tornato rimasi disoccupato per diversi mesi.

Tuttavia quella che era partita come una malsana idea tra gli incessanti brindisi una vecchia taverna nel centro di Palermo mi aveva portato non solo dall’altra parte del mondo, ma anche in tv, accanto a miti dell’infanzia come Licia Colò o negli studi della mitica radio DeeJay.

Fino al punto di massima soddisfazione: parlare sul palco di un TEDx, sublime coronamento di una storia incredibile.

Questi eventi non portano entrate economiche ma nel frattempo mi erano arrivati i soldi di tutti i pagamenti arretrati degli anni precedenti a scuola (sì, mi dovevano ancora un sacco di soldi).

Con questa cifra decisi di ripartire, di fare un altro viaggio, di cavalcare l’onda mediatica e raccontare un altra avventura ai follower arrivati durante A Pechino col Pandino.

Proprio mentre pensavo a come concretizzare il tutto e farne un lavoro, arrivò la proposta di collaborazione da parte di un nuovo tour operator che stava per affacciarsi sulla scena dei viaggi organizzati, cioè “SiVola”, fondato dai più conosciuti travel blogger, videomaker ed autori di viaggio d’Italia, che mi avevano notato sia durante il primo (A Pechino col Pandino) che durante il secondo viaggio (Egitto, Giordania, Israele e Palestina via terra).

In poco tempo mi ritrovai proiettato in Islanda (e non solo) a fare il coordinatore di viaggi di gruppo;

Il salto non è da poco.

Dal cercare di mettere da parte ogni centesimo ed implorare sponsor per partire, ad essere retribuito per viaggiare: praticamente un sogno che mai avevo manco osato fare si era/è concretizzato.

I consigli di Giovanni Cipolla

La tua storia è veramente un esempio di perseveranza, passione e sacrificio. Hai studiato, hai fatto altro ma non hai mai smesso di seguire le tue passioni.

In base a quello che ti ha insegnato la tua esperienza che consigli ti senti di dare ai ragazzi che vorrebbero cambiare vita? Per esempio, come potrebbero organizzarsi? Quali errori non dovrebbero commettere?

L’unico modo è seguire le proprie passioni!

Non semplicemente porsi un obiettivo e fare di tutto per raggiungerlo, ma quell’obiettivo deve essere la tua passione più pura, altrimenti lungo il cammino irto di ostacoli finirai per demoralizzarti e lascia perdere.

Le passioni possono essere svariate, bisogna sapersi ascoltare, capirle e lasciarle fluire.

Nello specifico poi quello che si può fare è essere il più pragmatici possibile, essere realisti, analizzare il campo che si è scelto e capire se realisticamente la realizzazione del proprio sogno è alla propria portata oppure no.

So bene che quest’ultima espressione stona con concetti come “passioni” e “ realizzazione dei propri sogni”, ma talvolta magari ci fissiamo con il “sogno sbagliato” rischiando di bruciare risorse per inseguire un obiettivo oggettivamente non alla nostra portata.

Capire se il nostro è il sogno giusto o no, spetta soltanto a noi.

Nessuno manuale o consiglio può aiutarci, bisogna essere abili a mediare e trovare un proprio equilibrio tra sogni e pragmatismo.

Un buon metodo è guardarsi intorno, studiare ogni aspetto della nostra idea, fare ricerche, capire dove altri hanno sbagliato o hanno avuto successo, remixare tutti i concetti appresi per partorire poi un qualcosa di originale che possa farci eccellere ed emergere per raggiungere il nostro obiettivo.

team di A Pechino col Pandino